Tharamys

Facebook è Social Totalitario?

Parlare di totalitarismo in un social network è un po’ eccessivo? Non del tutto.

C’è un aspetto linguistico che lega i due grandi regimi totalitari del 900… e che bello poterlo scrivere, perdio, senza che un bot censore venga a dirti “hey, hai violato le regole della community, beccati X giorni di sospensione!” dove x è un numero progressivo che cresce all’aumentare delle infrazioni.

Il legame della parola “Social*”, Socialismo, Nazionalsocialismo, Social Network, con le opportune distinzioni hanno qualcosa in comune: una figura centrale che ne controlla ogni aspetto.
Hitler, Stalin e… indovina un po’? Chi è che controlla il social network più grande del mondo?

Chiaro: il proprietario di un’azienda ha tutto il diritto di farne ciò che desidera, nei limiti della legge.
Già: ogni paese ha le sue leggi e anche gli USA, dove Facebook ha sede, ne ha. E gli USA occupano un posto, il 32°, che non è il massimo… sempre meglio dell’italia al 57° eh? Però, però, vediamo bene che al fine di obbedire alle leggi del paese dove l’azienda ha sede E rispettare anche quelle del paese in cui i servizi sono erogati il buon Mark o chi per lui (non potrà mica pensare lui a tutto, no?) ha deciso di applicare di volta in volta gli elementi più restrittivi di entrambe le legislazioni.
Altrimenti non mi spiego i non uno, non due, ma ben tre ban nell’arco di un mese comminati dal social in blu al sottoscritto per post assolutamente innocui dove, per forza di cose, mi sono trovato a nominare personaggi e situazioni che invece non avrei dovuto nominare.

Ad esempio: Adolf Hitler. Personaggio spinoso, esecrabile esempio di malvagità umana all’ennesima potenza, che ha avuto occasione di mostrare al mondo quanto efficaci fossero i razzi per portare ovunque morte e distruzione. Un messaggio del genere, poco importa se esprime condanna verso uno dei più distruttivi dittatori del ‘900, si è beccato una sospensione di 48 ore.
Alla successiva ne ho prese 96 di ore perché ho definito “merda da schiacciare” un individuo che s’è permesso di insultare un barbone la cui unica colpa era stata quella di trovarsi un cantuccio caldo sotto la vetrina di un negozio il cui gestore, evidentemente d’accordo, non l’aveva cacciato come troppo spesso vedo accadere.
A un amico, un vignettista di grandissimo talento, che ha avuto l’ardire di creare una spassosa vignetta contro un noto politico bevitore di mojito a colpi di bazooka e peppa pig con la capigliatura del nostro attuale presidente del consiglio è toccata una sospensione di un mese (30gg) per incitamento alla violenza. Ho lasciato il link per seguirlo, se vi va.
Per quel che mi riguarda, in questo periodo di stop, ho aperto un canalino su TikTok dove, oltre a sfogarmi contro la censura operata da facebook, spiego ai ragazzini come mettere insieme un testo da 10 e Lode per far felici i loro insegnanti di italiano pur disponendo soltanto della conoscenza della letteratura che insegnano nelle scuole italiane dalle elementari al liceo.
La cosa sta avendo un moderato successo, che non mi dispiace. La bandiera simil nazista col pollice verso mostra il mio personale sdegno nei confronti di qualsiasi censura alla libertà di parola, stampa, comunicazione in ogni modo essa sia attuata.  Comprendo la necessità, per un’azienda, di proteggere la propria esistenza. Tuttavia ritengo che i metodi attuati avranno, nel medio e nel lungo periodo, pesanti ricadute negative a causa dell’emorragia di utenti che esse provocano, da una parte e, per quelli che rimangono, l’appiattimento dei contenuti pubblicati. Vuoi per la bolla filtrante ricamata su ogni utente, vuoi per la paura da parte degli utenti di essere censurati e perdere così la possibilità di commentare (talvolta a cazzo di cane) qualsiasi cosa gli capiti a tiro.

Leggo, non capisco, commento lo stesso è stata un po’ la “Bandiera” di molti social network e l’avvento delle IA al lavoro sui testi pubblicati sta stravolgendo questo assioma che permetteva a chiunque di commentare e di dire qualsiasi cosa gli passasse per la testa.

Lo so, è una carica contro i mulini a vento la mia. Gli idioti che scrivevano minchiate, i cari terrapiattisti, i complottari di qAnon, persino i negazionisti dell’olocausto adesso sono in pericolo e mi sto ritrovando a doverli difendere in virtù del principio “Non approvo né condivido quel che dici, ma difenderò a costo della vita il tuo diritto a dirlo” porcapaletta.  Una IA non ha idea di cosa sia “bene” e “male”, non ha morale né senso di giustizia. Ha algoritmi, rozzi per giunta, coi quali analizzare dei numeri per tirar fuori altri numeri capaci di soddisfare un test o no. C’è da uscirne sconfitti comunque vada. Per facebook la cosa migliore sarebbe di “accettare la moderazione preventiva” vale a dire che invece di pubblicare immediatamente i propri post, onde evitare di incorrere in sanzioni, l’utente ha la possibilità di sottoporre i propri contenuti all’IA che li analizza e in pochi minuti, a volte secondi, è in grado di dire “si va bene” o “no, non soddisfa i requisiti”. Così da risparmiare equivoci e sanzioni da operetta (basta disporre di più account).
E invece niente.
La cosa che mi fa più ridere (ma è un riso amaro) è che per continuare a raccontare in piena libertà le mie storie, i miei pensieri, devo affidarmi a un social network cinese… ah be’.

Social Censorhip Network

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.