Tharamys

Le Brulle

Ne parlo da quando ho creato il Blog, senza contare le citazioni nei racconti.
È ora di approfondire la conoscenza.
Come accennato ne “La distruzione di Daikin-Jadam” 50000 anni fa questa terra era fertile e rigogliosa. Dove oggi si trova un terrificante lago di lava sulle cui rive draghi rossi e creature elementali del fuoco si contendono lo spazio vitale, pochi secoli prima (circa 800 anni fa) il mago Yor aveva creato la sua incantevole “Bonespoir”
Si, lo so, è una storia complicata.
Faccio un po’ d’ordine:
1) Fino a 50000 anni fa sorgeva e prosperava la città-stato di Daikin-Jadam, abitata da una razza di rettili senzienti tecnologicamente evoluti.
2) 50000 anni fa Lalof-Sal dà corpo a Wu-Masau, l’idea elfica di morte, corruzione e decomposizione che segue la vita e ne garantisce il rinnovo. Wu-Masau stermina tutti i Daikiniti e trasforma il territorio circostante in una landa sterile e radioattiva. Uccide ogni creatura circostante l’area dell’esplosione o le trasforma in mostri orribili. In particolare: gli elfi sopravvissuti mutano in orchi.
3) Wu-Masau rende gli orchi in grado di resistere alle terribili condizioni della zona radioattiva e diviene il loro “nume”, il loro dio preferito insomma, gettando cosi i presupposti per garantirsi la continuità sul primo piano di esistenza.
4) circa 800 anni fa Yor Kovich, forse il più grande mago vissuto su tutta Tharamys, riesce a rendere abitabile una vallata dominata da un vulcano sfruttando l’energia del medesimo.
5) Nella valle si insediano per primi umani ed orchi, a seguire gli elfi, poi nani e per ultima una splendida coppia di draghi dorati in cerca di un luogo tranquillo dove far schiudere le uova.
6) Yor regna sulla vallata fino alla vecchiaia, ma ha sempre più fastidi dovuti alla crescente potenza dei principati di Malichar che vorrebbero annettere il fertile regno. Fortissime divergenze politiche, non ultima l’idea di Yor che la magia debba essere insegnata a tutti fin dalla più tenera età, impediscono ai principi malichani di accettare Yor e la sua Bonespoir come tredicesimo principato.
7) circa 600 anni fa Yor, ormai anziano, avvia l’esodo della popolazione e vende Bonespoir ai principati. Col denaro ottenuto acquista il “biglietto” per una nuova patria. Su cosa si tratta esattamente… ci sto lavorando su, anzi: l’ho già fatto tanto tempo fa e rivedere gli appunti di quando avevo 17 anni mi da un certo brivido. Di fatto si porta tutti su di un altro mondo.
8) Circa 500 anni fa il vulcano Lézarden esplode cancellando Bonespoir e lasciando i principati quasi sul lastrico. L’esplosione è dovuta all’incuria con cui i nuovi proprietari di Bonespoir hanno gestito la terra.
9) Caduta Bonespoir gli orchi superstiti iniziano una lenta opera di colonizzazione di tutta la landa che perdura fino ad oggi, in particolare Uruk il possente tenta di annettere la ricca Kirezia o almeno una parte di essa, fallendo (ad opera di Halden e, soprattutto, del capitano Sarralga).
Le Brulle, dunque, appaiono come una landa obliterata da una raffica di esplosioni materia-antimateria che ha vaporizzato qualche km^3 di rocce e vetrificato le rimanenti. Tutta la superficie è lacerata da migliaia di crateri, uno per ogni reattore MTM esploso. La notte brilla per la radioattività residua anche se a 50mila anni di distanza ne è rimasta poca. Il luogo dove una volta sorgeva Daikin-Jadam ora ospita una spaccatura nella crosta planetaria lungo la quale sorge una vivace catena vulcanica.
Il territorio è attraversato da due grandi fiumi: il Geset-Snudad proveniente dalle steppe sempreverdi (il cui nome significa Padre delle Acque, nella lingua parlata dai nomadi delle steppe) e il Tancour, proveniente dalle valli Malichane. Il primo, alimentato dalle piogge che bagnano costantemente le steppe, ha proprio l’aspetto di un fiume ampio, solenne e tutto sommato tranquillo mentre l’altro ha una portata relativamente piccola in autunno ed in inverno, ma a primavera e durante l’estate complici il disgelo e le violente piogge che tempestano le montagne nella stagione più calda, è soggetto a piene molto violente.

I due fiumi si incontrano pochi chilometri a sud del confine tra Malichar e le Brulle e formano quello che i Kireziani chiamano Nacal-Dengàr che in antico Kireziano significa “Grande Corso o grande Canale”. Il Nacal-Dengàr, grande e impetuoso, punta direttamente verso sud e spacca in due le brulle: a est ci sono i vulcani e il lago di lava che fu il monte Lezardén, a ovest la catena della “bocca di Taztoath”, una serie di basse colline perforate da cunicoli infestati da creature di ogni genere, tra cui gli orchi che lottano per restare in cima alla piramide alimentare.

Quando dico che il fiume “spacca” lo dico in senso proprio. Le Brulle sono in pendenza: il confine malichano si trova circa 800 metri più in alto di quello kireziano e anche prima del cataclisma il fiume aveva una portata non inferiore al Danubio. Tutta quell’acqua con tutta quell’energia ha scavato una forra profonda, in alcuni punti anche mezzo chilometro e larga almeno altrettanto è difficile da attraversare. Ora che il cañon è stato vetrificato dall’esplosione ha pure bordi affilati e mortali. A prima vista appare come una barriera invalicabile, ma draghi e viverne riescono benissimo a passarci sopra: volano e non si pongono il problema. Anche i vermi-tigre e le boulet, i micidiali squali di terra, ci riescono grazie alla loro capacità di attraversare quasi ogni tipo di terreno: ci passano sotto. E gli orchi? Sfruttano i vermi-tigre da cui si fanno dare, per così dire, un passaggio e attraversano il fiume. Talvolta il giochetto non riesce troppo bene all’orco, ma il verme-tigre è molto contento.
La vita nelle Brulle, al giorno d’oggi, non è niente di diverso dal solito “mangia o vieni mangiato”, e qui nemmeno un drago può dormire sonni tranquilli.
E una carovana di mercanti piena di ogni ben di “dei”, da rivendere a Malichar City, come se la passa? Male, ovviamente. Una carovana priva di scorta non arriva a destinazione, per principio. Più la scorta è valida e meglio funziona come deterrente contro gli attacchi da parte degli abitanti delle brulle. E perché darsi tanto disturbo, affrontare un viaggio pericolosissimo e che ogni anno richiede un pesante tributo in vite?
Per denaro.
Malichar è uno dei pochi luoghi dove la magia è alla base della struttura sociale, questo implica che trovare un mago disposto ad offrire i propri servigi sia molto facile e conveniente.
Numerosi governi, gilde e corporazioni oltre che ricchissimi singoli cittadini acquistano beni e servizi magici; per contro i maghi Malichani hanno davvero poco tempo per tutte le altre faccende mondane come coltivare la terra o scavare miniere, per cui importano di tutto: il denaro non gli manca.

Il denaro e nient’altro, muove ogni anno migliaia di persone: uomini, elfi, nani, elasson, orchi, koboldi e compagnia bella tutti con un solo scopo ossia giungere a Malichar, vendere la propria merce e farsela pagare meglio che in qualsiasi altra parte del mondo conosciuto. Mercanti di ogni razza, soldati di scorta, avventurieri scompaiono ogni anno senza lasciar traccia: letteralmente inghiottiti da questa landa feroce e inospitale. Il resto dei confini di Malichar sono montagne che sfiorano i 5000 metri e che a sud diventano i monti d’Argento, ovvero la sponda settentrionale del lago Levot dove pure si specchia Nadear la Bianca.

Le Brulle, per quanto inospitali e pericolose, rappresentano l’unico accesso economicamente vantaggioso per la ricchissima Malichar. Si potrebbe accedere anche attraverso le Steppe Sempreverdi, ma il viaggio risulterebbe molto più lungo e meno conveniente o proprio in perdita. Dunque mercanti di ogni razza, soldati di scorta e avventurieri preferiscono rischiare di sparire senza lasciar traccia, inghiottiti da questa landa feroce e inospitale, piuttosto che guadagnare di meno? No, naturalmente: è che le montagne che circondano malichar ospitano creature ancora più pericolose, oltre ad una conformazione geografica che rende la difesa praticamente impossibile, specie se il tuo avversario sa levitare e vede dappertutto, mentre tu bestemmi per restare aggrappato ad un masso.

Attraversare le brulle richiede circa cinque giorni, a patto di conoscere bene la strada, a patto di avere due ruote di scorta per ogni carro, a patto di non avere qualsivoglia inconveniente tipo un assalto guidato da una mummia ricoperta di rune e centinaia di orchi in assetto da combattimento in sella ad uno scorpione gigante. Ecco, quest’ultimo incontro, specie durante una notte di plenilunio, rende il viaggio molto corto. Intenso, certo, ma  mortalmente breve.

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