Tharamys

Ivilas Comelys

Ivilas è un elfa. Viso dai tratti morbidi e un po’ infantili, labbra sottili, occhi blu intenso e privi di sclera, orecchie rigorosamente a punta e una lunga chioma bionda che di solito tiene raccolta a coda di cavallo. Non è molto alta e come tutti i membri della sua razza non è particolarmente sensibile al freddo. Si copre per rispetto delle convenzioni osservate dalle altre razze. Come tutti gli elfi i suoi tratti distintivi sono l’agilità e l’intelligenza… e una proverbiale boria, quando si tratta di parlar bene degli elfi. Il suo nome significa “Creatura dei boschi” e il secondo nome Comelys è la contrazione di κόμη e δολιχός dalla lunga chioma”, niente di più, niente di meno. In effetti ha vissuto per un certo tempo nei boschi prima di cominciare a girare il mondo. Tra gli amici di Dorian è quella più riservata.

Altezza: 165cm

Peso: 55kg

Forza: più di quella che ti aspetti da una creatura tanto esile. Abbastanza da sollevare il mento ad un nano con un pugno.

Intelligenza: smodata, anche un po’ sopra la media elfica. Non a caso è l’elfo più giovane che si sia mai diplomato presso l’università di Malichar.

Carisma: pessimo, farebbe saltare i nervi ad un santo con la sua boria. Tuttavia il suo animo taciturno le consente di evitare la rissa nella maggior parte dei casi.

Agilità: buona, ottima mira tanto con l’arco quanto con i fulmini.

Carattere: introversa e con scarso senso dell’umorismo.

E’ una maga, ha studiato presso l’università degli studi di Malichar (una delle più antiche) fino a conseguire il diploma del quinto cerchio, come tutti i diplomati ha affrontato e superato la prova finale, ma a differenza di altri vincitori ha rifiutato il titolo: in virtù di esso avrebbe potuto ottenere un feudo e un seggio presso la Camera Bassa dei principati, uno dei due organi collegiali che si occupano della maggior parte del governo del Principato.  Poiché Ivilas non riteneva il potere una necessità, ma gli importava molto più della conoscenza scambiò volentieri il titolo con un permesso per accedere per un mese l’anno alla biblioteca dell’università, praticamente a vita.

Tutti gli anni, da venti anni a questa parte, dopo aver accompagnato Dorian a Malichar, si reca all’università per un po’ di sano studio. Ivilas è molto giovane per gli standard elfici: ne “I razziatori di Etsiqaar” ha appena 243 anni (il che vuol dire che quando ha incontrato dorian ne aveva 223) e considerato che gli elfi diventano adulti superati grossomodo i 200 anni (gli elfi contano le decadi, per cui è considerata una ventenne), si può capire quanto Ivilas sia considerata giovane.
Ivilas proviene da un altro continente, oltre l’oceano Dei-Talant, dove ha avuto origine la razza elfica. Dopo le prime dieci decadi trascorse nel proprio villaggio di origine, Ivilas compì un gesto che pochi altri elfi ebbero mai l’ardire di perpetrare: uccise un cervo, lo arrostì ben bene e se lo mangiò un po’ alla volta. Questo gesto, dettato soprattutto da un senso di ribellione alle rigide regole del villaggio, le costò l’esilio a vita. Per quanto posso saperne lei sta ancora ringraziando l’anziano che l’ha cacciata (N.d.A.). Dopo aver vissuto una decade nella foresta circostante il villaggio decise di allontanarsi per curiosare in giro e, non senza una certa inquietudine, affrontò il viaggio attraverso l’oceano, fino a giungere nella ricchissima Maor. Da quelle parti diede saggio delle sue grandi doti di arciere, trasformando in eleganti puntaspilli un mercante di schiavi ed i suoi sgherri. Il meglio di sé tuttavia lo diede un paio di decadi più tardi quando, adopo aver lavorato come sergente istruttore nel LXVII reparto Arcieri dell’esercito imperiale Maorni, decise di mettersi in viaggio per Malichar. Per prima cosa si recò a Laìn-Crugon, nella repubblica di Kirezia, dove acquistò un carro, dieci casse con cento frecce ognuna e viveri. Successivamente imboccò la pista per Malichar, senza alcuna scorta. Superò il confine coi principati di Malichar un mese più tardi, in buona salute e con ancora una decina di frecce nel carico. Al posto delle frecce aveva molti manufatti orcheschi, oro e una collana di zanne d’orco. I giocatori di ruolo più esperti hanno certo compreso al volo cosa sia accaduto in quel mese, ma per coloro che sono meno avvezzi a questo tipo di giochi aggiungo il dialogo tra Ivilas e Sèrge Bonnepièrre, l’oste della Tortoise d’Or a Cupial, la prima città che si incontra passato il confine:

– Sacrebleu! Sono zanne d’orco quelle? – disse il vecchio Sèrge quando riconobbe cosa Ivilas teneva appesa attorno al collo.

– Complimenti umano, nonostante l’età gli occhi ti funzionano ancora. Posso avere la mia cena ? – gli rispose l’elfa, gli occhi puntati sul vassoio dove una scodella fumante, del vino e una panella appena sfornata promettevano una cena come non ne vedeva da più di un mese.

Ne hai uccisi così tanti? – fu la risposta incredula dell’oste, che per lo stupore non riusciva più a muoversi… né a consegnare la cena.

Naturalmente no, ogni orco possiede quattro zanne quindi per fare questa collana ci sono voluti un quarto degli orchi che hai immaginato – fu la spiegazione, questa riuscì in qualche modo a sbloccare l’oste che appoggiò, con deferenza, il vassoio sul tavolo

Sono comunque tanti, davvero una bella impresa! – disse l’oste, che non aveva grande simpatia per quei bestioni alti quasi due metri, grossi e con la pessima abitudine di trasformare i prigionieri in cibo.

Gentilmente, può far sistemare il mio carro nella stalla? E provvedere ai miei cavalli? Sono stanchi e necessitano di cibo, acqua e riposo: li troverà nello spiazzo davanti l’ingresso della locanda – disse l’elfa appoggiando tre monete d’argento sul tavolo.
Il denaro rimase solo un istante lì dov’era, subito intascato da Sèrge che, con un piccolo inchino, rispose:

Sarà un piacere, madame: i suoi cavalli dormiranno tra due guanciali stanotte –

La locanda di Sèrge era situata a mezzo miglio dalla città di Zeurance, una via di mezzo tra una fattoria e un osteria vera e propria. Era frequentata soprattutto dai mercanti che viaggiavano tra Malichar e Lain-Crugòn e di solito, a quell’ora della sera, la sala era piena di gente. Quella sera invece c’erano pochi avventori, anche se da fuori proveniva un vociare concitato. Sèrge, si fermò sull’uscio e riconobbe alcune delle persone tra la folla radunata davanti la sua locanda: alcuni erano avventori abituali, altri forestieri, altri ancora soldati di ventura appartenenti alla scorta di qualche mercante. Tutti, invece di entrare nella sua locanda, indicavano un carro, di quelli a quattro ruote con la copertura in cotone lacerata in più punti. Quattro cavalli un po’ smagriti erano legati al timone, ma la folla che circondava il veicolo impediva a Sèrge di vedere bene: qualcosa ricopriva tutte le parti in legno, una specie di mosaico fatto con tessere a forma di cuneo color avorio. Trattandosi dell’unico carro parcheggiato davanti l’ingresso capì che doveva trattarsi di quello dell’elfa e si fece largo tra la folla dicendo:

Pardon monsieurs, devo parcheggiarlo nella stalla e dar da mangiare agli animali, escousez-moi! – e in questo modo gli riuscì di passare, ma non riuscì a far altro per molti minuti a parte spalancare la bocca in un OH! reverente.

Il carro era ricoperto da zanne d’orco.

Per qualche anno si videro pochi orchi lungo la pista che attraversava le brulle.
Nelle successive nove decadi si stabilì a Malichar dove alternava intensi periodi di studio presso l’università a viaggi avventurosi attraverso le Alte Malichane (la vasta catena montuosa a nord di Malichar che la separa dal gelido Frisør) oppure lavorava come scorta per le carovane dirette a Lain-Crugòn, o verso la casa di Roccia attraverso le steppe Sempreverdi, così da guadagnare abbastanza denaro per pagare i corsi dell’università.
Per avere un’idea dei costi basti pensare che un mese di corso per maghi del primo cerchio costa 10 corone e una corona vale 50 scudi, per i cerchi successivi la retta aumenta:20 corone per il secondo, 30 per il terzo e così via. Il salario medio di un garzone o di un cameriere si aggira intorno ai 90 scudi al mese. Ivilas, impegnandosi al massimo, riusciva a guadagnare 300 scudi al mese, talvolta riusciva a superare anche i 500… vale a dire 10 corone.  Inizialmente poté permettersi un mese di studio ogni 2-3 mesi di lavoro: preferiva non intaccare il capitale guadagnato nelle Brulle, ma poi i costi sempre più elevati richiedevano periodi di lavoro più lunghi.
Il diploma richiede il superamento di almeno un esame del quinto circolo e i costi sono proporzionati.

Se questo ostacolo non le ha impedito di diplomarsi, ha tuttavia allungato parecchio i tempi: dieci decadi è un secolo. Il costo dei corsi, tuttavia, è intrinseco: serve a pagare il corpo docente, la manutenzione degli edifici, la cura biblioteca, dei laboratori e tutte le altre spese che una Università deve sostenere se vuole offrire dei corsi efficaci. Per statuto vengono accettati tutti quelli che riescono a pagare la retta, senza distinzioni di classe, ceto o razza.
L’incontro con Dorian è avvenuto lo stesso anno in cui Dorian ha incontrato Gigi Scaldapentole e in cui Ivilas si è diplomata: giunto a Malichar per la prima volta, Dorian era intenzionato ad affrontare le steppe sempreverdi ed era alla ricerca di una guida che potesse condurlo sano e salvo fino alla casa di Roccia, Ivilas si rese disponibile dato che il programma di quel giovane umano pareva decisamente più interessante delle solite spedizioni, oltre che redditizio.

In realtà a parte quella volta Ivilas non mette più piede nelle montagne della Casa di Roccia: l’ultima rissa che ha scatenato è durata cinque giorni ed ha causato centinaia di contusi.

Ne “i Razziatori di Etsiqaar” Ivilas si accorge che Conrad sa lanciare incantesimi, in teoria poteva accorgersene fin dal primo scontro, ma il suo naturale senso di superiorità nei confronti delle altre razze la porta a sottovalutare le capacità di qualsiasi non-elfo e preferisce credere che i banditi abbiano un mago nascosto da qualche parte, piuttosto che accettare l’idea di un ragazzino umano che conosce la magia.
Poi si ritrova a dover cambiare idea alla svelta. Dote rara per un elfo, ma Ivilas non è un elfo qualsiasi!

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