Tharamys

Worlbuilding 9.1 – Domande e Risposte

“Andrea, non ci ho capito niente” è stato il commento più gentile che ho ricevuto per l’articolo di ieri. Ho provato a spiegare, ma… be’, ogni domanda portava nuove domande.
Così ho pensato bene di raccoglierle tutte, fare una specie di intervista “Immaginaria” e questo è il risultato.

Dall’articolo precedente sono emerse due parole (ma pure molte altre) che richiedevano una spiegazione.

Domanda: cosa è un Baton?
Risposta: è l’unità di misura lineare usata in Malichar.
Domanda: a quanto corrisponde?
Risposta: circa un piede kireziano, poco meno.
Domanda: cioè
Risposta: 97,5cm circa
Domanda: perché circa?
Risposta: perché dipende dal livello dell’acqua.
Domanda: Acqua? Quale acqua? Malichar è tra i monti, mica sul mare!
Risposta: Le acque di superficie di tutti e dodici i principati sono controllatissime, tanto quanto i boschi.
Domanda: sì, ma che c’entra? Un Baton è un palo, un pezzo di legno. Cosa c’entrano boschi e laghi?
Risposta: Un baton non è un pezzo di legno, ma un palo da ormeggio e l’unità di misura scelta è la parte del palo che sporge dall’acqua. Spesso è dipinta a spirali coi colori della città. Per esempio a Lavill’ sono blu e azzurre, mentre a Cupial bianche e rosse.
Domanda: pittoresco, certo, ma perché una cosa tanto scomoda? Non Era meglio parlare di piedi, pollici o altre unità medioevali? Se ho letto bene i malichani erano, un tempo, un popolo di mare. Non potevano avere nodi, corde, miglia nautiche o robe simili?
Risposta: finché vivevano sulle isole della Vasconne usavano la “corda” come unità di misura, pari a circa 634piedi kireziani (618,15 metri) le corde sono lunghette. Poi una volta giunti in quella che hanno battezzato Val D’Ambre hanno scoperto di non essere soli.
Domanda: E cosa c’entra il fatto che c’erano gli elfi, i Nani o altre creature… chi c’era? Draghi?
Risposta: no, la nemesi dei draghi. I Nani li chiamano Beobacht e li temono… a buon diritto. Sono bestie terribili. I malichani non ne avevano mai visti e li hanno battezzati “oellhos” che poi col tempo è diventato œil al singolare e yeux al plurale.
Domanda: come in francese?
Risposta: sì, il malichano somiglia al francese, le regole di pronuncia sono le stesse.
Domanda: e cosa facevano gli œil… pardon, gli yeux di tanto terribile?
Risposta: rapivano le persone e le portavano nei loro nidi sotterranei, dove vivevano come schiavi soggiogati dalla magia.
Domanda: gli yeux sono maghi?
Risposta: sono delle palle giganti con un occhio gigante al centro e una bocca circolare sotto. Sulla sommità hanno tentacoli che terminano con un occhio più piccolo e dal quale scagliano incantesimi a volontà.
Domanda: incantesimi? Quali?
Risposta: Qualsiasi. Ogni œil ha il proprio arsenale. Quando ha bisogno di un nuovo incantesimo si fa crescere un tentacolo ad hoc e ne lascia cadere uno che non gli serve. Più invecchiano e più diventano capaci di controllare più tentacoli. Alla nascita non ne hanno, hanno solo l’occhio centrale che invece annulla qualsiasi incantesimo venga lanciato nel suo campo visivo ed entro la portata del “raggio antimagia” che proietta finché è aperto.
Domanda: bestiacce di tutto rispetto. Ma ancora non ho capito cosa c’entra con i baton e tutto il resto.
Risposta: gli yeux fluttuano a mezz’aria grazie a una speciale camera a vuoto. Una sorta di vescica natatoria dove non c’è niente dentro e questo li rende naturalmente meno densi dell’aria. Per spostarsi usano i loro pori che “soffiano” in continuazione l’aria che inspirano dall’orifizio da cui mangiano e poi espellono quel che digeriscono.
Domanda: no, aspetta, non è possibile. Una “sfera a vuoto” funziona, ma non può portare tanto peso. Se fossero così grandi…
Risposta: la camera a vuoto è grande, grandissima, ma si estende lungo le altre tre dimensioni del continuum di Tharamys. Un œil adulto ha un diametro di 1,5m dieci peduncoli e cento anni di età. La sua “vescica natatoria” tuttavia è ampia fino a 10 metri. Il che offre una spinta aerostatica pari a 4.8t.
Domanda: sì, va bene, sanno volare, ma perché i Baton?
Risposta: ci arrivo. Guidare un dirigibile è un casino. Un œil è di fatto un dirigibile. Il suo complesso sistema di respirazione gli permette di volare “a reazione”, ma non molto velocemente. Per spostarsi usa la magia. Un œil padroneggia benissimo il teletrasporto o il varco. Il primo permette di coprire distanze enormi, il secondo funziona “a vista” ed è più sicuro. Però per le distanze più brevi la spinta “a reazione” è l’unica efficiente. Usare la magia ha un costo energetico. Il guaio di andare a reazione all’aperto è che il primo colpo di vento può causare scomodi cambi di rotta… e tra le Erte di vento ce ne è in abbondanza. Prima che tu me lo chieda: le Erte, les Ertes, sono le montagne tra cui vivono i malichani. Il nome è una garanzia su come te le puoi immaginare. Si dice che tra i loro picchi nemmeno i draghi osino volare. Ragion per cui gli yeux hanno comode tane sotterranee. Le puoi distinguere dalle normali caverne perché i tunnel hanno sezione esagonale con il fondo a forma di V che funziona dal canale di drenaggio. Le pareti vengono rinforzate con un incantesimo di pietrificazione che le lascia perfettamente lisce al punto che sembra un tunnel scavato dai Nani, ma i Nani impreziosiscono i loro tunnel con sculture, bassorilievi e altre meraviglie che gli yeux non considerano importanti e, cosa più significativa, non parlano con la roccia. Le gallerie dei Nani hanno forme bizzarre dettate dalla necessità di rispettare la roccia che li circonda. Perforare una parete dove dietro scorre dell’acqua e farla finire, per esempio, in una faglia provocherebbe dei crolli catastrofici. Agli yeux non frega nulla: al peggio si teletrasportano e scavano un nuovo nido prendendo altri schiavi.
Domanda: insomma passano sottoterra perché odiano i colpi d’aria?
Risposta: sì.
Domanda: e cosa accidenti c’entra coi baton?
Risposta: scavano lunghi tunnel dal nido verso i centri abitati. Quando arrivano sotto di essi si teletrasportano o aprono un varco magico direttamente dentro le case delle loro vittime, le teletrasportano nel nido dove vengono sottomesse per farne dei perfetti servitori.
Domanda: e cosa se ne fanno degli schiavi?
Risposta: li mandano a procacciare il cibo, gli fanno tenere il nido pulito (gli escrementi di œil sono particolarmente disgustosi), manutenere i canali di drenaggio, montare la guardia agli accessi all’esterno, dare la caccia a eventuali schiavi fuggitivi… cose così. E poi c’è la riproduzione.

Domanda: Aspetta, aspetta, cos… cosa? Fanno sesso con gli schiavi?

Risposta: magari. No. Gli yeux fanno più o meno la stessa cosa che facevano gli xenomorfi di Alien. Solo che amano infliggere sofferenza (il gusto con cui provocano dolore è lo stesso provato da certi ragazzini che fanno saltare le lucertole con le miccette o bruciano le formiche con la lente d’ingrandimento) e quindi prima di inoculare le loro uova nel corpo del disgraziato di turno ci si divertono un po’ mentre si fecondano le uova a vicenda. Vuoi tutti i dettagli? Comunque non uccidono la vittima, la immobilizzano in un fango speciale che poi tramutano in pietra coi loro incantesimi. Da là dentro la vittima uscirà solo da morta.

Domanda: e poi che succede?

Risposta: Le uova inoculate sono tre se la vittima è di dimensioni umane, se è più grossa come un orso o magari un mezzo-gigante anche di più… ma sono scomodi da gestire. Umani ed elfi sono perfetti, ma il controllo mentale ha scarsa presa sugli elfi, mentre coi Nani… eh, gli yeux hanno imparato che non è una buona idea prenderli come schiavi. Ogni tanto qualcuno ci prova, ma il risultato prima o poi si conclude con la distruzione del nido. Comunque: quando i piccoli yeux escono dall’uovo sono una specie di pallina gialla con una bocca irta di denti aguzzi che mangia, mangia e mangia. Se incontra un altro cucciolo di œil si mangia pure quello. Bestiole terribili: immagina cosa possono fare dentro di te. C’è un motivo se la camera delle nascite viene sigillata dai “genitori” e da tutti gli altri membri del nido. Il genitore è semi-ovoviviparo. Tiene le uova dentro di sé finché non son prossime alla schiusa e poi le inocula. In teoria potrebbe creare, grazie alla magia, un ambiente dove i piccoli possono nutrirsi in maniera incruenta. Così però è più divertente… dal loro punto di vista.

Domanda: e i baton quando arrivano?

Risposta: ci siamo. Quando un œil scava fuori dal nido non perde tempo a rinforzare il tunnel pietrificandone le pareti. Crea dei “costoloni” di pietra ogni tanto per prevenire i crolli immediati e va avanti celermente. Il problema sono i Larzès, le conifere che crescono su tutte le montagne e pure dove un tempo non crescevano. Noterai che ogni centro abitato malichano dispone di acqua e alberi in abbondanza.

Domanda: Larzès?

Risposta: non potevo mica chiamarli larici, ti pare? La val d’Amber si chiama così perché i larici in autunno perdono gli aghi e ingialliscono. Poetico no? Però se li chiamavo larici non avrei potuto aggiungere la magia del luogo e poi sarebbe stato come mettere un carro armato tedesco durante la battaglia del fosso di Helm. Ho preso il nome latino “Larx” e poi ho immaginato che durante il viaggio dalle isole fino alle montagne Bertrand de Malichar, il fondatore dei principati, avesse avuto contatti con i maorni che all’epoca occupavano la regione dove oggi sorge Kirezia, la Kairitia occidentale (i maorni parlano una specie di latino, ma se anagrammi maorni trovi romani e tutto torna). I maorni chiamavano gli alberi con cui fabbricavano le loro navi “Larxis” e li preferivano perché erano, oltre che resistenti e durevoli, straordinariamente diritti. Da questo nome passare a larz (e in alcune regioni d’europa il larice viene chiamato proprio così) il passo è breve. Gli alberi di larzès hanno anche un’altra caratteristica: le radici sensibili come certi alberi che vivono in aree desertiche o soggette ad alluvioni come le foreste equatoriali. Con un processo lentissimo sono in grado di spostarsi facendo crescere le radici in modo più intenso là dove vogliono andare e lasciando morire le radici dalla parte di cui si vogliono allontanare. Così gli alberi di Larzès “sentono” dove la roccia sottostante sta cedendo e si spostano per evitare che il prossimo terremoto, o una tempesta, li sradichi. Un larzè in spostamento si vede perché comincia a inclinarsi nella direzione in cui, al ritmo di 5mm al giorno… più o meno, si sposterà. Ora immagina una foresta di larzès e sotto un œil che scava. Che succede? Gli alberi cominciano a scansarsi. Dopo dieci giorni la traccia comincia ad essere visibile, ma molto prima un œil ha già colpito e se ne è andato con una dozzina di schiavi facendo crollare il tunnel in modo che non possa essere seguito.

Ed ecco che i baton entrano in azione. Se pianti il palo ben diritto, e un popolo di ex marinai sa bene come immorsare un palo in un fondale sabbioso senza che venga buttato giù dalla prima marea, e traguardi un larzè sulla sponda opposta ti accorgi subito se palo e albero sono allineati o uno dei due è storto. Una volta che i malichani scoprirono perché la gente spariva dai loro villaggi iniziarono a tenere turni di guardia molto stretti giorno e notte. Qualcuno si accorse degli alberi “storti” e notò che gli alberi inclinati erano disposti lungo linee precise e che convergevano verso il villaggio.

Domanda: e come andò a finire?

Risposta: be’ Malichar è una nazione ampia e prospera. Gli Yeux sono quasi del tutto estinti in quella regione, cosa che ha fatto guadagnare ai malichani il rispetto da parte dei Nani, tra le altre cose. Individuata la galleria i malichani si industriavano per allagarla e provocarne il crollo. Qualche volta intrappolando a morte il l’œil. L’acqua nella val d’Amber non è mai mancata.

Però da allora, traguardare i baton per scrutare la foresta circostante, divenne lo sport nazionale.

Domanda: e questo li ha fatti diventare l’unità di misura?

Risposta: esatto. Con l’aiuto di squadra e goniometro era possibile, a patto di conoscere un po’ di trigonometria, misurare la distanza del presunto tunnel dalla città: era sufficiente conoscere in modo esatto l’altezza del baton sul pelo dell’acqua. Per facilitare i calcoli i malichani fecero in modo che tutti i baton avessero sempre la stessa altezza e da qui ci volle poco per adottare la nuova unità di misura.

Domanda: un modo più semplice no?

Risposta: poi mi sarei annoiato.

Domanda: e i pastori di alberi che hai nominato nell’articolo?

Risposta: Se li chiamavo Ent Tolkien si sarebbe rivoltato nella tomba, invece Boilhièr (pron: Bwagliè) ha tutto un altro suono, perfettamente in linea con l’ambientazione simil francese e il vecchio professore può continuare a sognare la sua Terra di Mezzo in tutta serenità. Sono gli alberi più grandi e meglio visibili della foresta, di cui è nota la distanza dal “baton” di riferimento, grazie ad essi è possibile calcolare eventuali spostamenti. Inoltre gli alberi più grandi influenzano e trascinano gli altri alberi più giovani che li seguono nel loro movimento,  come un gregge segue un pastore.

Domanda: ma dormire di più la notte? No?

 

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