Tharamys

QAR

Nell’universo in cui un pianeta può tranquillamente avere la forma di una bottiglia di Klein, dove avere più di tre dimensioni è normale e dove uno starnuto può scatenare ben altro che un uragano dall’altra parte del globo, creature che vivono su piani di esistenza differenti sono la normalità.

Spesso e volentieri poi queste creature interagiscono tra loro e con le creature sui piani contigui. Ci sono dei piani speciali che condividono con quello principale una o più dimensioni e sono detti contigui o elementali, questo perché le creature che li popolano somigliano vagamente a quelli delle leggende e vanno a ricadere nelle categorie classiche del modello “a elementi” “aria, acqua, terra e fuoco” tanto caro agli alchimisti, per esempio.

Qar è una di queste creature: profondamente diverse, ma il cui destino è strettamente intrecciato a quello di altre creature con dimensioni diverse.

Spesso viene definito “elementale dell’aria” e anche lui (uso il pronome maschile, se pure improprio a causa delle origini del nome) a causa delle turbolenze che scatena il passaggio della sua forma fisica e nel suo insieme somiglia ad una nube in continuo movimento. Il nome, tanto per cambiare, è una citazione: Qar è la contrazione di Qanar, il mondo incantato creato da Ted White e che vi invito ad esplorare nei ritagli di tempo. Ted ha dedicato a Qanar, finora, tre romanzi brevi e ricchi di idee brillanti, dove scienza e magia si intrecciano in modo magistrale. Davvero piacevole da leggere.

Il collegamento con l’opera di White finisce qui, Qar è una creatura che si estende per una dimensione spaziale, nelle probabilità e nei pensieri. È capace di vedere lungo tutti e sei gli assi della realtà ed ha la “vista lunga” fin quasi all’orizzonte degli eventi che delimita l’universo-tasca che contiene Tharamys e le stelle dei sistemi vicini (tra l’altro sto scrivendo un articolo sul cielo notturno, così da spiegare bene perché nessuno parla di costellazioni, ma al massimo di dei).

Tecnicamente parlando è immortale, non ha coscienza del momento in cui è venuto ad esistere e “ricorda” piuttosto bene i suoi primi 2000 anni di vita, ma è abbastanza sicuro di aver cominciato ad esistere parecchio dopo il piccolo cataclisma occorso circa 5000 anni prima. Dico piccolo perché ce ne son stati diversi prima, più grossi: se gli dei hanno appreso a non intervenire direttamente c’è un perché.

Qar: creatura elementale associata al “piano dell’aria” secondo il modello elementale attualmente in voga. Quando si manifesta somiglia ad una nube temporalesca a dimensione molto variabile e in perenne mutamento.

Altezza: 0, larghezza 0, lunghezza: 150cm, ma non necessariamente. Quella è la sua proiezione massima lungo l’asse “y”, che è pari alla lunghezza del bastone che attualmente lo contiene.

Peso: 0kg… il che equivale a dire che non ha massa, ma non ha la consistenza di un fotone.

Forza: Sufficiente per smuovere molta aria attorno a se. Quando dico molta, dovete immaginarvene un bel po’.

Intelligenza: superiore data anche dal suo modo di percepire la realtà e di interagire con essa.

Carisma: Non ama interagire troppo con altre creature, talvolta deve farlo quando la situazione lo impone. È tuttavia capace di stringere alleanze e amicizie durature… per quanto possa essere duratura l’amicizia per una creatura immortale.

Agilità: superiore, ma è facile muoversi in fretta se non hai massa e sei veloce come un pensiero. Anche questo aspetto rende parecchio frustrante la sua attuale condizione.

Carattere: Qar è un ricercatore, ama le novità e desidera con tutto se stesso comprenderle e farle proprie. Ogni nuova conoscenza lo accresce (in senso proprio) e lo rende più forte.

Onestamente descrivere Qar è piuttosto difficile, ma non impossibile e mi sto divertendo parecchio a fargli fare da “terzo narratore” all’interno delle storie. Il difficile è non renderlo un mio alter-ego, ma lasciarlo indipendente. Qar ha un obiettivo a breve termine che vuole assolutamente realizzare: ritrovare Colle Ondoso e finalmente uscire dal bastone che lo tiene prigioniero. Si sta struggendo sul fatto che Colle Ondoso sia ancora vivo dopo quattro secoli, da un lato è contento perché prova sincero dispiacere quando una vita giunge al termine della sua esistenza. Dall’altro è frustrato perché ha trascorso gli ultimi 400 anni dentro un sotterraneo buio e umido, intrappolato nel bastone usato da Colle Ondoso per offrire a Qar un’ancora fisica… l’equivalente di un comodo posatoio per un pennuto, se vogliamo tirar fuori proprio un’analogia.

Sul perché Qar e Colle Ondoso sono diventati amici è presto detto: a meno di non disporre di una vista come quella degli elfi, i maghi hanno molte difficoltà nel verificare se gli incantesimi sono stati predisposti correttamente. Il giovane Flantius, prima che venisse chiamato Colle Ondoso, quando era apprendista era sempre dubbioso circa la bontà degli incantesimi predisposti… e spesso aveva ragione. Fu il suo maestro, Yor, ad insegnargli alcuni metodi di verifica basati sulla percezione dell’aura magica e a suggerirgli di avere un “osservatore esterno” che potesse tenere la sua aura e le sue immediate vicinanze sotto controllo onde evitare sorprese spiacevoli.

Qar dal canto suo era in cerca di un luogo tranquillo dove poter studiare quello che lui chiamava “il piano materiale” senza essere disturbato, vale a dire la parte di continuum stabile su tre dimensioni spaziali e una temporale e senza essere continuamente disturbato dai suoi abitanti. Qualcuno potrebbe dire che i due erano destinati ad incontrarsi, ma semplicemente: di incontri come questo ne accadono tutti i giorni. C’è sempre qualche mago che necessita di una mano “esterna” e qualche creatura esterna che necessita, per i motivi più vari, di un appoggio “discreto” sul “piano materiale”, persino gli dei possono avere questa necessità o qualcosa di simile, quindi nessuna sorpresa.

Già dal loro primo incontro Qar e Flantius andarono molto d’accordo, l’aiuto di Qar nella preparazione degli incantesimi triplicò la velocità di Flantius nel prepararli poiché non doveva più dedicare tempo alla verifica e Qar disponeva di un luogo tranquillo dove poter studiare, meditare, condurre esperimenti senza che qualche abitante del piano materiale lo scambiasse per un dio o qualche altra sciocchezza e si mettesse ad adorarlo o ucciderlo… o entrambe le cose.

In seguito Flantius propose a Qar un’ancora sul piano materiale così da poter andare in giro senza destare troppo la curiositòe continuare a dare una mano a Flantius anche durante i suoi spostamenti. Qar accettò di buon grado, stabilendo fin dall’inizio una durata per l’ancora, pari alla vita di Flantius stesso. Se Qar avesse sbirciato nel proprio futuro abbastanza lontano non avrebbe mai accettato quel patto e ne avrebbe proposta una variante meno vincolante. Nel corso della sua lunga esistenza aveva aiutato decine di maghi in quel modo ed era sempre stato ricompensato con nuove conoscenze che lo avevano reso più forte. In quell’occasione Aveva messo in conto che Flantius sarebbe vissuto forse un centinaio di anni, sicuramente molto meno e lui sentiva di essere vicino a scoprire, finalmente, come fare a meno di un’ancora in modo duraturo e stabile. Era la prima volta che offriva il suo aiuto ad un mago tanto giovane e con un’aspettativa di vita così grande davanti a lui, tanto da non riuscire a vederne la fine. Forse è stato questo l’errore: Qar pensò, ingenuamente, che da un mago tanto longevo poteva aspettarsi grandi scoperte e nuove conoscenze… certo non poteva immaginare che in neanche quarant’anni il loro sodalizio sarebbe stato spezzato in un modo davvero singolare. Il “come” l’ho già scritto, nel racconto che segue i due ambientati tra Nadear e la fattoria Musìn e che porterà le risposte a molte domande rimaste  aperte troppo a lungo.

 

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