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Nadear la Bianca

Nader La BiancaEsiste effettivamente un paesino che si chiama “La Bianca” e si trova sopra Civitavecchia, in provincia di Roma. È un posto tranquillo, sperduto tra i monti della Tolfa, popolato da ex minatori. Oggi campa di turismo e di allevamento: poco il primo, tanto il secondo. Sono molto affezionato a quei luoghi: ogni volta che posso ci trascorro qualche giorno immerso nel verde dei boschi, tra la ferrovia fantasma e il fiume Mignone, magari per fare una visitina alla misteriosa Luni, arroccata proprio sopra la stazione del treno di Monte Romano. Stazione… già, il paese è a 14km di strada percorribile solo da muli molto pazienti (o da un trekker molto testardo), la stazione è sperduta nella valle del Mignone, buona solo per far fare rifornimento d’acqua alle locomotive a carbone… quando c’erano. Adesso quella ferrovia “ristrutturata” nel 1985 è una ciclabile molto interessante, piena di ostacoli anche avventurosi. Fa piacere passarci attraverso. Fa meno piacere pensare che è una ciclabile pagata (con soldi pubblici) quanto una ferrovia…

Nadear la Bianca dunque ha origine da un luogo cui sono molto affezionato. Per il termine Nadear, aldilà che incidentalmente è anche l’anagramma del mio nome, il senso è un altro. Le somiglianze con “La Bianca” finiscono qui, perché per il resto somiglia, come mappa, più alla città di Palmanova  mentre per vegetazione e panorama ricorda  Riva del Garda… eccezzion fatta per le rose-vampiro e gli arbusti-arcieri, quelle le ho importate da un’altra ambientazione ancora.

Rispetto ai fatti narrati nel Torto della torta, Nadear è stata fondata 450 anni prima da Flantius Mijosot e Halden Lancia-degli-dei, o Halden semplicemente, durante l’ultima invasione da parte degli orchi delle Brulle, guidati da Uruk il Possente. A quell’epoca la regione del lago Levot era abitata in massima parte da umani, che da sempre… cioé almeno negli ultimi 5000 anni, hanno rappresentato per gli orchi una buona fonte di approvigionamento: oro, schiavi, cibo… talvolta in tutti i sensi, ma è difficile che un orco mangi un umano, a meno che non abbia molta fame. Molto meglio rubargli gli animali, saccheggiargli la dispensa e la cantina. La spedizione di Uruk a questo serviva: nelle brulle non c’è grande abbondanza di cibo e quello disponibile ha denti, artigli e talvolta sputa anche fiamme (o altro) dalle fauci (spesso più di una).

Obiettivo della spedizione era raccogliere e spedire a casa quanto più cibo, schiavi e ricchezze possibile e in questo Uruk il Possente sarà sempre ricordato come un eroe dalla nazione orchesca: appena finisco di disegnare la mappa si potrà notare che il confine con le Brulle è parecchio lontano da Nadear: 450 anni fa si può immaginare una scia di sangue, distruzione e saccheggio metodico che unisce Lain-Crugòn a Nadear larga non meno di venti chilometri e lunga più di quattrocento.

Secondo la leggenda a fermare gli orchi furono le bianche mura di Nadear, erette magicamente da Flantius Mijosot meglio noto come Colle Ondoso, fu il coraggio di Halden unitamente alla sua lancia e tutti gli uomini, le donne, gli elfi (così così) e soprattutto un gruppo di Nani guarrieri chiamato Krorennert (Kro = sost. m. s. orco, rennert = agg. m. che separa: Il battaglione Krorennert si vantava di saper separare gli orchi dal corpo degli stessi più velocemente di chiunque altro) a fare la differenza. La magia usata da Flantius si chiamava “Orgoglio Nanico” ed il risultato è stato che, pur di far fare agli elfi la figura dei sonatori d’arpa, spinse i Nani a costruire un “muretto di contenimento” come lo chiamavano loro, perfettamente in grado di “respingere quattro orchi in croce, praticamente senza sforzo”.

Halden a quel tempo era un ragazzino, profugo, con una straordinaria abilità per le serrature. Uno stralcio del “Diario del Capitano Sarralga” chiarirà meglio le idee su come sono andate effettivamente le cose.

A Flantius va il merito di aver fatto notare ai Nani come gli elfi fossero in grado di proteggere l’accampamento dell’esercito degli umani, grazie alla loro vista superiore.

Onestamente credo che solo la leggendaria abilità di Colle Ondoso nelle arti magiche gli permise di sopravvivere alla bipenne del capitano Sarralga, il capo dei Krorennert. Nell’intenzione del capitano Sarralga doveva essere un muretto di contenimento dove esporre le carcasse impalate degli elfi presenti, in modo da far capire agli orchi di Uruk che la città era difesa da un battaglione di Nani, prima ancora che da umani e altre razze inferiori.

A mio avviso, comunque, ritengo che la scomparsa dalla scena di Colle Ondoso, una cinquantina di anni più tardi, sia dovuta proprio a questo episodio: nel vedere come un pugno di Nani (meno di un centinaio di individui) falcidiò più di quattromila orchi in assetto da combattimento, dotati di scorpioni d’assalto, macchine da assedio e armati fino agli alluci, credette che lui ed i suoi compagni avrebbero potuto affrontarne qualche decina senza correre grossi rischi.

Parlerò di Sarralga e dei Krorennert in un altro articolo, adesso è il turno di Nadear.

Le sue mura sono un cerchio perfetto di quasi due chilometri di diametro, le pietre di cui sono costituite sono state cavate dai Nani nel giro di una settimana (poco meno) e assemblate, grazie alla sapienza Nanica nell’uso della pietra, in modo da essere resilienti prima ancora che resistenti ai danni. Sono munite di 14 bastioni accessibili tramite tunnel di servizio e protetti da colonie di arbusti arcieri e rose vampiro, postazioni per balliste, bocche da fuoco, trabocchetti e fossato allagabile. Al lettore non dovrebbe essere sfuggito il fatto che se questo è un muretto, che Cosa può mai essere un muro fortificato Nanico?

All’interno del muretto sorse rapidamente la cittadina cui fu dato il nome Nadear e che in nanico è l’abbreviazione di nadearGeis (pron: nadeargaiss) che suona più o meno come “un’altra vittoria”, solo che nadear è usato per indicare un’altra riferito a persona, più precisamente amante e… chi ha letto l’articolo sulla nobile razza Nanica avrà già intuito, non c’è amante migliore di una gloriosa vittoria. Tecnicamente sarebbe una dedica a Sigmund Nadear, Gran Maestro del Concilio da scomparso poco prima della “posa della prima pietra” e forte sostenitore dell’espansione “pacifica” nella valle di Levot.

A battaglia conclusa, il battaglione Krorennert si lanciò all’inseguimento degli orchi superstiti con l’intenzione di seguirli fino al loro covo e sterminarli una volta per tutte. Questo permise agli elfi superstiti, che avevano evitato una morte per “impalamento  nanico” sulle mura cittadine, di cantare le gesta di Halden dall’invincibile lancia, nel tentativo di cancellare a suon di musica il ricordo di Sarralga e del battaglione Krorennert. Tentativo riuscito solo in parte. La porta meridionale è dedicata ad Halden, ma quella orientale ha mantenuto il nome originale di Porta Sarralga, caparbiamente mantenuto dall’opera instancabile di Rosa Abbiategrasso, una elasson giunta a Nadear l’anno della sua fondazione e che ne ha fatto la sua casa adottiva.

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