Tharamys

Lezioni di Cartografia

Sul nostro pianeta, la Terra, orientarsi è relativamente facile. I più pigri prendono in mano lo smartphone, accendono il GPS e via. I più avventurosi, consci del fatto che non sempre c’è campo e che le batterie del telefonino non sono infinite, prendono bussola e carta topografica e in pochi secondi triangolano la loro posizione utilizzando varie tecniche. Su Tharamys invece non c’è rete satellitare e una bussola così come la conosciamo non indica mai il nord geografico, ma una direzione posta circa a metà strada tra due dei tre poli nord presenti. Il circa è d’obbligo perché il campo magnetico di Tharamys è piuttosto complesso, ancorché stabilissimo. Da queste parti si utilizza un oggetto che i nani chiamano nerranSsapmokche vuol dire più o meno indicatore del vero nord per non-nani (pron: nerranSsapmok), una via di mezzo tra una bussola, un goniometro e una sfera di cristallo. A dispetto del nome lo strumento in questione non è di origine nanica. I nani, abituati a muoversi nelle loro comode gallerie, sanno sempre dove si trovano e sono capaci di orientare una mappa basandosi esclusivamente sul loro istinto a prescindere dalla quantità di cibo e alcool ingeriti. Anche il termine suggerisce un’origine diversa: il prefisso nerran vuol dire sia non-nano, sia… ehrr… stupido.
A fare maggior uso di questo strumento sono alcune razze che vivono sulla superficie e che sono prive di qualsiasi talento naturale per l’orientamento come gli umani, gli orchi, i coboldi ed altri ancora. Usare lo strumento è semplice: la sfera mostra la direzione dei due poli più vicini, un meccanismo molto delicato e complesso è in grado di orientare le lancette indicanti i poli interessati. Le altre lancette rimangono ferme lungo la direzione tau (una delle tre dimensioni extra di questo universo) e quindi invisibili. Quasi mai il “nord” si trova a 180° rispetto al “sud”, ma d’altro canto ciò che occorre è sapere innanzitutto in quale sestante del mondo ci si trova e questa informazione viene data dalle lancette che compaiono sul quadrante. Ogni sestante è identificato da una coppia di poli, Esagono_Inizialenella figura accanto viene spiegato come leggere le informazioni presenti su tutte le mappe in circolazione: su uno dei vertici dell’esagono di riferimento sono indicati almeno due poli, non necessariamente un nord ed un sud, ma i due poli più vicini alla zona cui la mappa si riferisce. Sia chiaro: anche il campo magnetico di Tharamys ogni tanto si inverte, ma i tempi di decadimento sono quadrupli rispetto alla terra, ovvero 1 volta ogni 800.000 anni. Anche le variazioni del campo sono pure molto lente: cambiamenti apprezzabili si verificano in tempi molto maggiori della durata della vita di una mappa. Perché esagoni e non riquadri come per le mappe della Terra? Come ho spiegato in un altro articolo la presenza di tre punti di uscita delle linee di campo magnetico confonde parecchio le bussole: i primi cartografi segnavano come “nord” un punto a metà strada tra due poli. Quando lo studio della magia rese il teletrasporto affidabile, una gran quantità di informazioni cominciò a viaggiare attraverso il pianeta e le mappe geografiche furono tra le prime informaizoni scambiate. Allora ci si rese conto che le bussole magnetiche indicavano direzioni differenti. Non solo: alcuni esploratori particolarmente abili riferirono che nelle vicinanze del “polo” magnetico la lancetta della bussola (le prime bussole erano le semplici bussole magnetiche che conosciamo) cambiava direzione e si ri-orientava verso un’altra, anzi: altre due. Queste nuove direzioni puntano verso la Tempesta, vale a dire la tempesta polare permanente di cui si è già ampiamente parlato e che, finora, ha fatto sparire la maggior parte degli esploratori tanto avventati da sfidarla. Velocemente si scoprì che le direzioni individuavano tre punti differenti situati da qualche parte sotto la Tempesta, che c’era una tempesta ed altrettanti poli al sud e che tutta questa struttura aveva la forma di una rete di esagoni (non regolari). Da qui l’idea di usare l’esagono, invece del riquadro, per suddividere la superficie il passo è stato breve: l’esagono è molto comodo da usare dato che è in grado di tassellare lo spazio e la diagonale è esattamente il doppio del lato per cui è semplice da usare per calcolare le distanze su una mappa. Considerato poi che fino a quel momento nessuno aveva mai pensato a cose come “piano cartesiano” e “coordinate di riferimento” l’innovazione fu considerata utilissima e geniale.

Questo spiega perché le mappe da queste parti sono divise in esagoni, ci sono poi altre informazioni presenti e che cambiano a seconda delle convenzioni adottate dal cartografo di turno.

Ogni mappa ha, di solito, un esagono di riferimento che consente a chi la utilizza di orientarla in modo esatto. Questo esagono si trova in alto a sinistra presso quelle culture che hanno la scrittura da sinistra verso destra, ma potrebbe trovarsi anche altrove. Alcune mappe lo hanno proprio al centro! In ogni caso: sui vertici dell’esagono sono riportati i poli, devono essercene almeno due, su uno dei lati deve essere riportata la lunghezza del lato stesso, mentre al centro deve comparire per lo meno la lettera

La cosa che adesso ci interessa sapere è che sull’esagono di riferimento di una mappa è indicata la direzione (proiettata su una sfera) di almeno due poli, ma non solo o non necessariamente: potrebbe essere indicata solo una delle linee di interconnessione magnetica, vale a dire la linea ideale che congiunge un polo reale ed uno virtuale, notazione che risale ai tempi in cui si usavano delle nerranSsapmok con ago singolo (vale a dire bussole magnetiche) e che procuravano a cartografi e navigatori spiacevoli errori di navigazione, ormai quasi del tutto desueta. Più spesso vengono indicate entrambe per essere di aiuto anche ai viaggiatori più anziani… o antichi.

Sull’esagono di riferimento viene poi indicata una lettera in elfico… c’è poco da fare: gli orecchiopuntuti abitanti delle foreste hanno l’innegabile vantaggio di parlare tutti la stessa lingua, o quasi, per cui quando si vuole che un documento sia leggibile ovunque come una carta geografica commerciale, non c’è niente di meglio che usare i caratteri elfici. La lettera indica il sestante di appartenenza e di solito è sempre presente, ma talvolta sono presenti altri caratteri. In tal caso vuol dire che la mappa è un frammento appartenente ad un sistema cartografico più complesso, come ad esempio la suddivisione in sestanti: in questo caso un sestante è un’area esagonale individuata sulla mappa e contrassegnata in qualche modo, come accade per le mappe Kireziane. Kirezia è suddivisa in 64 sestanti, un sestante somiglia in prima approssimazione ad un esagono, in realtà è una superficie molto irregolare ancorché comoda da maneggiare. Un sestante kireziano è composto da 49 esagoni detti “celle”, ogni cella misura 12 miglia (circa 12km) di lato, ogni sezione ha lato 36 e 108 miglia per un sestante. In realtà ogni cella è suddivisa in settori (triangoli equilateri), ma questa notazione viene utilizzata solo nelle mappe militari.

Differenze di scala tra cella, sezione e sestante.
Differenze di scala tra cella, sezione e sestante.

Le celle sono raggruppate in unità chiamate “sezioni”, sette celle, ognuna contrassegnata da un numero,  per ogni sezione. Ogni sezione è contrassegnata da una lettera, da A a G, e formano un sestante. Così se su un esagono di riferimento compare “18.A.2” vuol dire che la mappa riguarda il Sestante 18, sezione A, cella n°2  dell’atlante Kireziano. Quello a sette celle è il raggruppamento più complesso, che tuttavia ha il vantaggio di velocizzare i calcoli delle distanze, ci sono poi altri raggruppamenti, tutti validi a 2 e 3 celle o altri ancora basati su multipli di questi sistemi. Fanno eccezione Pelagòs e Leendir che non usano raggruppamenti, ma celle con una scala ridotta: in mezzo al mare c’è poco da cartografare, in compenso hanno il sistema di coordinate più evoluto che si possa trovare da queste parti. Nelle loro mappe, per ogni tratto di mare che ricade nel loro territorio e lungo tutte le rotte note, sono stati registrati i riferimenti magnetici con nerranSsapmokdi altissima precisione e le relative, se pur piccolissime, variazioni stagionali. Disponendo degli strumenti giusti i mercanti delle due repubbliche marinare possono navigare senza mai uscire dalla cabina. Le dimensioni delle celle variano molto, in base alle necessità di chi è solito utilizzare la mappa, per cui se Pelagòs e Leendir usano celle da 36 miglia per cartografare il mare e l’oceano, invece usano celle da 6 miglia per la terraferma e le acque costiere con una cura maniacale per l’ora di porto, ovvero l’ora in cui la marea è al culmine rispetto al passaggio della Luna.

Fattoria MusinPer finire: ecco un esempio di mappa come appare ne “Il Torto della Torta”: è ben visibile l’esagono di riferimento con i dati della scala, la cella a cui si riferisce e alcuni elementi topografici come il tipo di terreno (bosco, pascolo, collina ecc…). Realizzare la mappa è stato abbastanza semplice e non è occorso alcun software di fotoritocco, sono bastati Libre Office – Draw (va bene anche Microsoft Publisher (c) ), font con licenza rigorosamente GPL e un po’ di click per organizzare i vari livelli. Il risultato è, modestia a parte, decisamente originale.

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