Tharamys

La-Wonlot

La Wonlot è un Etsiqaasit, proviene dall’altopiano di Etsiqaar: il vasto pianoro che si estende a sud ovest della Repubblica di Kirezia. È il più giovane dei dieci figli di La-Kae, un capo-tribù Etsiqaasit e guida carismatica di tutte le tribù dell’altopiano. Le tribù hanno tutte un tomet, uno spirito che le protegge e offre il suo nome a suggellare l’alleanza che da sempre unisce Etsiqaasit e Spiriti. Così la tribù di La-Kae è quella di Jaroos: il Sole, lo spirito-guida, poi abbiamo Dhago (il cavallo), Kaleechhipa (la lucertola), Galee (l’aquila), Haapap (la montagna), Vaha (il vento)… e numerosi eccetera derivati sempre dall’Hindi sul quale ho basato la lingua etsiqaasit. Le tribù presenti sull’altopiano sono alcune decine e tutte dedite alle medesime attività: allevare cavalli, da cui trarre sostentamento, e tenere alla larga i Troll che vogliono mangiarseli… talvolta con tutti i guardiani.

Nel primo libro in cui appare al fianco di Conrad ha 17 anni, di fatto è un uomo, ed è in fuga dalla sua tribù. Gli è stata prospettata Pamsa ki Hopa quale futura moglie fin da quando aveva 4 anni, che sarebbe andato a vivere nella tribù di lei e che un giorno sarebbe diventato capo. Pamsa infatti è la figlia di Ghalpa Dhago (Cavallo Rampante), il capo degli etsiqasit Vaha, fratello di sangue di suo padre La-Kae.  La-Kae aveva già “sistemato” tutti gli altri suoi fratelli. Il piccolo Rahe li ha visti sposarsi e andare via fin da quando aveva solo sette anni.
Alt!
Rahe? Chi è Rahe? Rahe Ruatca è stato il primo tomet (vero nome) di La-Wonlot: significa Lepre Accorta ed è stato ciò che La-Kae ha visto quando ha presentato il neonato alla tribù. Come vedremo tra poco avere una “Lepre” nel nome può non essere gradito.

Ma vediamolo più da vicino questo giovane uomo Etsiqaasit:

178cm per 76 kg di peso, capelli neri lunghi fino al collo, naso leggermente camuso e mascella squadrata sono i primi dettagli che emergono e riprendono i lineamenti del padre; occhi neri dal taglio morbido come le labbra leggermente carnose sono invece il ricordo della madre. Da adulto raggiungerà i 182cm e gli 85kg.

Forza: tanta. La-Wonlot è molto forte e la muscolatura è ormai quella di un adulto. Sufficiente per maneggiare la sua Raaman (ascia di pietra) come se fosse uno spadino.

Destrezza: sufficiente per tirare con l’arco in sella al proprio cavallo e fare centro. La-Wonlot ha una coordinazione sopra la media.

Intelligenza: Nonostante sia un tipo sveglio che riesce ad apprendere in pochi giorni i rudimenti del Kireziano, La-Wonlot è piuttosto ingenuo. La sua intelligenza è più versata nella gestione del suo complesso apparato muscolo-scheletrico. Un modo elegante per dire “molti muscoli e poco cervello”. Non è esattamente così, ma l’impressione che si trae è che difficilmente potrà diventare un direttore di banca, un ricco mercante o un militare di alto grado.

Costituzione: buona. Può camminare a lungo e regge bene sforzi prolungati: inseguire una preda per un giorno e una notte senza mai fermarsi non è un problema.

Infatti la notte in cui ha abbandonato la tribù si allontana a piedi, armato della sua raaman, arco e frecce, e con un po’ di provviste dietro, cammina senza mai fermarsi per tre giorni. Giunge esausto nella foresta che sorge ai piedi dell’altopiano e rimane incantato a guardare Diana Latàr; la ragazza ha appena portato al pascolo le mucche insieme a suo fratello Sam, che dorme beato ai piedi di un faggio secolare. L’incontro tra i due è un vero colpo di fulmine. Impiegano poco a capirsi e a superare le rispettive diversità e questo incontro, prima ancora delle possibilità che offrirà loro Conrad, sarà quello decisivo per far cambiare idea a Diana durante la storia che parla dei Razziatori di Etsiqaar. Oh, quasi mi dimenticavo: il motivo della fuga. Il motivo ha un nome e un tomet: Pamsa ki Hopa, Vipera che Sorride. Io ignoro come Ghalpa Dhago abbia potuto vedere una vipera sorridere il giorno che ha presentato la neonata alla tribù. I più maligni dicono che la vipera in questione è in realtà la suocera, ma l’origine del nome della bimba resta e resterà avvolto nel mistero. Tuttavia Nomen Omen, dicevano i Romani, e da una vipera che sorride non c’è molto di buono da aspettarsi. Pamsa tende all’obesità, ha un’espressione arcigna perennemente dipinta sul volto e non sorride praticamente mai. Quando Rahe la rivede dopo più di dieci anni che i due non si incontravano rimane colpito, negativamente, da tanta bruttezza. Prova a dire a suo padre che non intende sposarla e passare tutta la vita con lei, ma il padre non sente ragioni e lo invita a non valutare una persona da come appare. Tuttavia il ragazzo ha visto dannatamente giusto e, in cuor suo, anche La-Kae sa bene che il tomet di Pamsa è… rivelatore. Dunque, onde evitare il matrimonio, Rahe Ruatca sceglie l’esilio dalla tribù che è come dire “meglio morire piuttosto che”.

Il nome di Rahe dura poco: la prima notte della fuga, il ragazzo incontra un lupo. L’animale non ha alcuna voglia di assaggiare la raaman del giovane umano, è da solo e pensa bene di allontanarsi in buon ordine. L’incontro colpisce il giovane etsiqaasit che lo interpreta come un segno: quell’animale solitario è il suo tomet e da quella notte Rahe Ruatca cessa di esistere e diventa La-Wonlot: il Lupo Solitario.

Nonostante la stazza, La-Wonlot è una persona mite e silenziosa, ama la libertà, la vita all’aria aperta e la sensazione che gli da il vento sulla faccia mentre cavalca. Crede fermamente in se stesso e non considera minimamente l’aver abbandonato la tribù una fuga o un tradimento: gli etsiqaasit sono liberi, è scritto nel loro nome. Anche la richiesta di suo padre è partita formalmente come una richiesta e La-Wonlot l’ha rifiutata ben sapendo che la responsabilità del rifiuto è tutta sua. Sa che rifiutando il matrimonio con Pamsa causerà dei dispiaceri, ma sa anche di non desiderare quella ragazza in alcun modo (e il suo istinto ha dannatamente ragione). In realtà né La-Kae, né Ghalpa Dhago possono biasimare La-Wonlot/Rahe Ruatca per la sua scelta e da genitori di una certa esperienza desiderano per lui il meglio. La-Kae non si da pace e nonostante i 60 anni suonati balza nuovamente in sella al suo cavallo e porta con sé tre dei suoi più abili guerrieri (non vuole togliere troppe risorse alla sua tribù) alla ricerca del figlio. Vuole chiarirsi con lui e riappacificarsi, ma non ha alcuna intenzione di costringerlo in alcun modo, come sa di non aver costretto (o pensa) nessuno degli altri nove figli a compiere scelte non condivise. Le cose non stanno proprio così, ma neanche La-Kae è da biasimare per questo: come ogni genitore che si rispetti vuole il meglio per i propri figli; ha pensato che Rahe avesse i numeri giusti per succedere a Ghalpa e mantenere così unite le tribù anche dopo la sua partenza per il mondo degli spiriti. Sa che la sua vita è al termine e forse questo è il suo ultimo inverno sull’altopiano. Anche Ghalpa aveva le sue speranze circa il futuro di sua figlia, che con il caratteraccio che si ritrova ha buone possibilità di rimanere sola.

Quello che accadrà in futuro sull’altopiano è molto più semplice: assaggiata la civiltà grazie ai commerci di Dorian e La-Kae, gli etsiqaasit apriranno le frontiere anche verso gli altri regni confinanti e cominceranno a scambiare cavalli con armi e beni di prima necessità in modo più organizzato.

Quello che accadrà a La-Wonlot sarà invece un’avventura, anche più d’una insieme a Diana, al suo amico Conrad e a tutti gli altri personaggi che, man mano, si aggiungeranno.

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