Tharamys

Il limite di Tolkien

Questa è una piccola riflessione. Sto seduto davanti al computer mentre mia figlia mormora nel sonno “ho paura” alle mie spalle e io le ricordo che mi piacciono un sacco gli incubi: infilo il mio guanto speciale coi rasoi al posto delle unghie e vado a prendermeli tutti, poi li faccio a fettine e me li mangio a mo’ di carpaccio.

Lei ride e si rimette a dormire.

Mentre raccolgo il materiale per il mio “Ladro di Sogni” rifletto anche su un altro aspetto dello scrivere che riguarda la lunghezza di un romanzo. Di fatto ne ho scritto uno che ignoro quando pubblicherò, spero per gennaio, ma il lavoro è sempre tantissimo… e intanto ne ho in cantiere un altro. Tutti e due hanno una lunghezza che si aggira intorno alle 350 cartelle. Penso che non si debba scrivere, riguardo una storia, più di 1200 cartelle, riga più riga meno. Perché proprio 1200? C’è un libro che, con quella lunghezza, riesce a descrivere un mondo in modo completo: con le sue terre, con le sue razze, gli dei, le leggende, i miti e tutto quel che c’è attorno.

È il signore degli anelli: 455.125 parole, 1200 pagine circa e c’è tutto.

Alcuni riescono perfino a trovarlo noioso, ma si tratta di persone cui non piace il genere: chi ama il Fantasy lo ama-odia perché dopo aver letto quello la maggior parte dei libri fantasy diviene spazzatura… o meglio: la maggior parte dei libri fantasy che ho letto mi è parsa decisamente non all’altezza del SdA e dello Hobbit e lo stesso è accaduto a molti miei amici. Resta il fatto che quella è la lunghezza ideale o almeno il “limite” che uno scrittore deve porsi mentre tira giù la sua storia.

Tolkien con circa 450k parole ha evocato un mondo completo (e sottolineo la parola completo quattro volte) con una storia epica, ricca e avvincente. Se tu che scrivi vuoi impegnare i tuoi lettori con qualcosa di più corposo… devi essere più bravo di Tolkien e creare qualcosa di meglio.

Dunque non si tratta di un limite invalicabile è piuttosto una barriera come il muro del suono: nulla ti vieta di spingere i tuoi motori fino a portare la velocità relativa dell’aria attorno all’aereo a mach 1, ma a quel punto l’aria diviene una cosa praticamente solida e se tutto il tuo aereo non è in grado di reggere quella pressione… bummm.

Va da sé che se la storia di cui si scrive non racconta delle sorti di un intero mondo, ma di un semplice “figlio di  mercante” cui capitano una serie di (dis)avventure da cui scampa grazie al proprio acume, al modo in cui sa sfruttare le proprie doti fisiche e intellettuali e al modo in cui riesce a relazionarsi con il prossimo, questo limite si abbassa drasticamente.

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