Si può migliorare la coerenza interna di una storia con una canzone?
Dopo la “scoperta” dei Lou Dalfin e delle loro canzoni mi ha cominciato a frullare in testa l’idea di scrivere qualcosa che riguardi la vita dei fondatori dei Principati di Malichar: Bertrand e il suo amico Philippe Senrobon.
Philippe fondò la prima biblioteca del paese: la Senrobonne e gettò le basi di quella che sarebbe diventata l’unica “religione” praticata da tutta la popolazione. I sacerdoti di Dâr non sono altro che bibliotecari e il culto ruota attorno al recarsi assiduamente nella biblioteca più vicina per riconsegnare i libri presi in prestito e prenderne altri. Del rapporto tra Philippe e Dâr parlerò più approfonditamente un’altra volta. Qui mi voglio soffermare sui fatti di 2600 anni fa, quando il giovane Bertrand si scontrò con la dura realtà di sua altezza Gualtier Maurice III, “le rei chaman” il re stregone di cui ho accennato in precedenza.
E cosa c’entra l’associazione espaci occitan in tutto questo? Be’ un episodio importante come quello che ha portato più di metà della popolazione vasconhard ad andarsene dalla propria terra non poteva non riportare tracce importanti nella cultura e, giocoforza, nell’arte. Siccome NON sono una cima nel tradurre un testo da una lingua a un’altra e men che meno sono abile nello scrivere poesìe ho tirato giù una variazione su un testo già scritto in occitano piemontese e poi l’ho sottoposto allo sportello linguistico dell’associazione espaci occitan.
Il lavoro è quasi concluso, manca da correggere una riga (vi lascio scoprire quale), ma non ho resistito e così eccovi la “Seguida dels Vasconhards” realizzata grazie al contributo dei Lou Dalfin per la musica che è stata presa pari pari dalla “Seguida dels Camisards“, il testo che riprende la canzone è stato riadattato ai fatti di Malichar.
Vai ‘ma lo vent Flor de garriga D’un cant a l’autre Bertrand de Malichar Qui renoncia |
Vai come il vento bianca nave di Vasconne non fermarti neanche a prendere fiato(2v) Vai che l’ora di ribellarsi Fiore di Garriga Senza padrone Da un angolo all’altro Uomini liberi, Bertrand de Malicharc comandala brigata il re stregone Chi rinuncia |
Direi che sta venendo bene 🙂
Del testo originale è cambiato il protagonista con Bertrand de Malichar al posto di Joan Cavalier, i Vasconhards han preso il posto dei Camisards e i bianchi vascellli de la Vasconne quello dei cavalli della Camargue. Il re stregone, di tolkeniana memoria, ha sostituito Luigi XIII e i suoi soldati dai preti guerrieri che comandavano le “sante milizie” di Gualtier Maurice III.
La storia c’è, il conflitto pure e adesso devo solo tirarla giù come si deve. Anche questa finirà nell’antologia di Tharamys. Perciò: si può migliorare la coerenza interna di una storia con una canzone? La risposta è assolutamente sì, basta volerlo.
Buona giornata!
A proposito di canzoni, ultimamente ascolto spesso questa:
https://www.youtube.com/watch?v=3aSaeZ6ZVqM
Che ne pensi?
Video realizzato con una tecnica che non mi piace molto, ma son gusti come per la musica che non appartiene al mio genere preferito. L’uso dell’inquadratura che cambia al ritmo della musica, ma lasciando in qualche modo costante il volto della cantante crea due effetti importanti. Il primo rende la cantante protagonista assoluta del video, il secondo pone l’attenzione dello spettatore su elementi che variano in continuazione e che la lasciano “in sospensione”, rafforzando in modo esponenziale l’attenzione sulla cantante. È una tecnica che vedo spesso usata negli spot televisivi per veicolare al meglio il messaggio pubblicitario.
Il brano insiste su un giro di accordi molto essenziale, forse per evocare il tormentone estivo che deve essere ripetitivo e martellante. In effetti me lo sono immaginato in sottofondo tra gli ombrelloni di Ostia Lido e gli strilli dei vucumpra’ e per qualche istante ho immaginato il casino della via Cristoforo Colombo, e poi il parcheggio all’arma bianca per trovare posto non troppo lontano dalla spiaggia libera del Curvone, dell’Amanusa o, falliti quei tentativi, non restava che la bolgia dantesca dei Cancelli. Poi ho scosso la testa, ho aperto gli occhi, e contemplato le guglie delle Dolomiti di Brenta avvolte nella bruma evocata dalle prime luci dell’alba, mentre la luna all’ultimo quarto se ne va a dormire dietro il ghiacciaio dell’Adamello nel silenzio rotto solo dal chiacchiericcio del fiume.
Se adesso vivo qui c’è un motivo.
E poi ogni tanto mi sento i Lou Dalfin ^_^
https://www.youtube.com/watch?v=daZuEaF9cF0