Tharamys

Difensore (ram)

Quello che segue è il mio primo racconto pubblicato. Era il 1991, la rivista MC Microcomputer aveva lanciato la rubrica “Storyware” curata da Elvezio Petrozzi, giornalista (ormai credo in pensione) informatico.
C’è un aneddoto dietro questa storia.  La redazione della rivista era in un vicoletto  di Pietralata, sorvegliata a vista da una nutrita colonia felina. Leggere l’annuncio su MC Microcomputer mi galvanizzò oltre misura e cominciai a scrivere racconti da pubblicare, uno a settimana. Poi siccome le poste italiane erano quello che erano, decisi che la consegna andava fatta a manina e così invece di spedirla come facevano tutti… mi armai di blocchetto di biglietti dell’atac e mi misi in viaggio attraverso la città. Avevo già la patente, ma non la macchina.

Davanti l’ingresso fui circondato dai felini in cerca di C&C: coccole e crocchette. E allora ecco il “lampo di genio” feci un salto dal “pizzicagnolo” (in dialetto romanesco è uno che vende generi alimentari di ogni genere) lì vicino e comprai una scatoletta di kitekat per omaggiare i felini e compiacere Bastet. La cosa non funzionò, e continuò a non funzionare per ben tre numeri della rivista, finché sul numero di Febbraio… sorpresa! Trovai una delle mie storie pubblicata.
Eccola.

Il sole splendeva alto in quella prima mattina di giugno scaldando Roma con i suoi raggi.

Le scuole erano chiuse per via dell’ennesimo referendum con grande gioia di studenti e professori che ne approfittarono per andare a spasso.

Vi sembrerà Strano ma un ragazzo era rimasto a casa.

Costui, pur non avendo un cappello nero a tre punte con un teschio sopra, la benda su un occhio, una sciabola ed una gamba di legno poteva essere tranquillamente chiamato pirata.

Questo pirata si firmava «Thor» poiché era un vero padreterno in fatto di cracking

Da otto ore teneva sotto assedio con bordate di bit incandescenti un Bunker IV (versione2.3) messo a protezione di un dischetto pieno di programmi alquanto appetitosi.

Chino sulla tastiera sbatteva furiosamente le dita sui tasti imprecando come se stesse giocando ad un incasinatissimo spara e fuggi.

Il Bunker si era rivelato un osso piu duro del previsto, ma Thor riteneva di essere molto piu duro.

Pochi minuti dopo il Bunker salto in aria e Thor gridò di gioia. Inserì un dischetto vergine per effettuare il back-up del disco ora sprotetto e caricato un buon copiatore lasciò al computer il rognoso compito di effettuare il copiato. Piu che soddisfatto se ne andò in cucina e preso un brik da un litro di succo d’ananas, vi infilò una cannuccia dentro e succhiò avidamente.

Il Bunker era saltato, i solidi muri da 2048 bit di spessore erano stati semplicemente spazzati via come se fossero stati di carta-velina e cosi lui. Defender, era rimasto allo scoperto.

Rinchiuso in una cella RAM in attesa della sua cancellazione (a mezzo spegnimento del sistema)

Difensore cercò tra le subroutine del suo programma quella per il calcolo dei codici HEX e dopo averla trovata la attivò.

I bit della sua mano destra cambiarono di configurazione trasformandola in un Passepartout, con il quale apri la cella.

Si ritrovò cosi davanti ad uno spettacolo impressionante: un fiume di dati, proveniente dalla torre di Input/Output seriale scorreva sotto di lui verso il centro di controllo delle periferiche, da là veniva dirottato verso il centro di controllo per essere decrittato e poi lungo un percorso parallelo al nuovo disco destinazione.

In sostanza stava accadendo ciò per cui Difensore era stato creato affinché non succedesse: la copia illegale del programma.

Adesso però era libero ed avrebbe impedito tutto ciò.

In una parte del suo programma stava scritto ciò che doveva fare e si mise all’opera .

Per prima cosa gli occorreva del materiale da costruzione e utilizzo i 64KB della

cella adiacente poi avrebbe avuto bisogno dell’energia per attivare il tutto.

Essendo il computer acceso non ebbe problemi nel reperire anche quest’ultima.

In pochi istanti prese forma, bit dopo bit, un grande dragone nel quale inscrisse parte del proprio codice, poi vi balzò in sella  e lo guidò nel fiume di dati.

Giunto presso il centro di controllo dell’l/O si staccò dalla corrente principale e prima di imboccare il condotto per la CPU si duplicò inviando la copia di se stesso

nel disco di destinazione per criptare nuovamente i dati, rendere inutile la copia e ritentare in caso di fallimento E di un nuovo tentativo di effrazione del bunker.

Con suo disappunto trovò il passaggio per la CPU bloccato da una barriera crittografica, ma prima che questa potesse attivare le proprie difese il dragone assorbì energia dalla corrente principale e poi vomitò centinaia di bit incandescenti sul passaggio che venne spazzato via.

«Bel colpo vecchio mio!» – disse il Difensore elogiandola propria cavalcatura «ora vai» e lo spronò a entrare nel passaggio appena aperto.

Thor rientrò nella stanza succhiando beatamente il suo succo semi-ghiacciato, gustando ogni singola goccia di quel liquido zuccherino mentre transitava tra la bocca e la gola, prima di finire nel suo stomaco.

Notò con piacere che il computer aveva finito, adesso avrebbe passato il dischetto nel copiatore industriale ad alta velocità per produrre le copie richieste dai suoi numerosi clienti.

Il Difensore s’accorse troppo tardi di aver preso il condotto sbagliato, la copia era stata effettuata e lui non aveva fatto in tempo a ricevere il segnale ACK dalla propria copia per avere conferma dell’avvenuta ricodifica dei dati e dell’installazione del nuovo Bunker. In termini informatici equivaleva ad una grande frustrazione e lui odiava sentirsi frustrato, cosi spronò nuovamente la sua cavalcatura e ritentò l’accesso alla CPU.

Thor inserì il dischetto dell’antivirus nel drive, questa era un’operazione che effettuava sempre sia prima che dopo aver effettuato una copia. Il difensore aveva imboccato il passaggio buono e stavolta la CPU era a pochi balzi dalla sua cavalcatura.

Ancora una volta il destino gli fu avverso impedendogli, sotto forma di bestia con fauci spalancate, l’accesso.
«Sacro sudore di puzzola: un Antivirus!»

Sul monitor di Thor comparve il messaggio «Virus detected, Killing in progress».

«T’ho fottuto, c’hai provato eh?» disse il pirata ridacchiando  «il virus che fotterà Thor non e nemmeno in “mens programmators!”»

«Virus Killed» annunciò il computer con una bella scritta rossa sparata a video, con un paio di pixel fuori-posto che Thor osservò con sufficienza.

Rise di gusto, succhiò rumoreggiando l’ultima goccia di succo d’ananas e poi afferrò un altro disco da cracckare.

Il difensore era ancora in piedi, lo scontro con il mostro l’aveva privato della sua cavalcatura, ma in compenso aveva lasciato aperto l’ingresso della CPU e ora poteva completare il proprio compito così come era stato scritto: ogni possibilità che avvenisse una nuova copia illegale doveva essere eliminata.

Thor aveva appena infilato il nuovo disco quando vide apparire  nuovamente i pixel fuoriposto che aveva notato quando l’antivirus aveva finito il lavoro.

Pochi secondi dopo una musica d’organo eseguì l’attacco della toccata e fuga in RE- di J.S. Bach e una serie di immagini apparve e scomparve rapidissima, tutta la serie era durata meno di 1/25 di secondo: troppo breve per essere vista, ma comunque venne recepita da Thor e stavolta nessun antivirus gli avrebbe impedito di legare attorno al proprio collo il cavo di alimentazione del computer e cominciare a tirare furiosamente, con tutta la potenza liberata dalla serie di comandi subliminali appena ricevuta.

Fine

Qui di seguito la scansione di quella (mitica) pagina.

Difensore

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