Tharamys

Damien Ludrò

​In quel di Kirezia, per dare ai nomi un suono coerente con l’ambientazione, ho sfruttato due lingue: l’inglese per i nomi e il dialetto veneto per i cognomi. Così per il “cattivo” quello che trama nell’ombra ed è lanciatissimo, nella scalata sociale, verso il podio più alto da raggiungere con ogni mezzo ecco che ho coniato il cognome “Ludrò”. In veneto vuol dire “infame” giusto per non scadere nel triviale. Anche il nome, Damien, dovrebbe evocare qualcosa di sinistro. In una celebre trilogia cinematografica dedicata al ritorno dell’Anticristo era il nome del protagonista.

Esteriormente appare come un uomo dall’età indefinibile e i lineamenti affilati, quasi taglienti. È completamente calvo, il cranio tirato a lucido contribuisce ad aumentare l’incertezza sull’età. Damien provvede a radere anche le sopracciglia e la barba, sebbene quest’ultima ogni tanto viene coltivata in forma di pizzetto, rigorosamente tinto di nero. È fisicamente prestante e ci tiene a sottolinearlo indossando abiti ricercati, e che mettono in risalto la sua figura. I colori sono sempre scuri e quando non è il nero a dominare è un blu talmente profondo da far venir freddo al primo sguardo. Ha gli occhi neri, al punto che si confondono con le pupille, ma solo quelli che hanno abbastanza coraggio per sostenere il suo sguardo riescono a ricordarlo.

Altezza: 188cm

Peso: 95kg circa: nonostante l’età è ancora più muscoli che grasso.

Forza: molta più di quella che ci si aspetta da un quasi sessantenne, aspirante alla carica di primo ministro. Non abbastanza per tirare giù un uomini con un pugno, ma abbastanza per usare efficacemente una spada.

Intelligenza: abbondante, acuta, machiavellica e spietata.

Carisma: se fosse stato un attore avrebbe sfondato in ogni teatro di ogni continente (e su Tharamys ce ne sono una ventina, di continenti). Sa essere persuasivo e leader come il capo di stato cui aspira diventare.

Agilità: quella di un gatto, niente di più, niente di meno.

Costituzione: è fragile, lo sa e per questo indossa sempre un qualche tipo di protezione celata sotto i vestiti, oltre ad un amuleto protettivo molto potente. Inoltre tiene una fiala d’ottone nella manica destra con dentro una pozione energizzante: nel remoto caso di uno scontro è pronto a berla per poter resistere più a lungo del suo avversario.

Carattere: spietato e malvagio. Ama il potere e odia i propri errori. Normalmente chi si ritrova ad essere odiato da lui si ritrova con qualche spiacevole (e letale) incidente tra capo e collo, a meno che non rientri in quella strettissima cerchia di nemici che Damien ritiene di dover tenere in vita per salvare le apparenze.

Ci sono un paio di cose da cui non si separa mai: l’orecchino che tiene a sinistra, un piccolo anello d’oro su cui è inciso il nome di Merat-Asua, di cui è un devoto seguace. L’altro oggetto è il suo mantello, nero con fodera blu-notte che tiene sempre con sé e che slancia ulteriormente la sua figura.

È ricco, quasi quanto Dorian, ma invece di guidare di persona il proprio convoglio ne gestisce decine comodamente seduto nella propria poltrona. In questo è davvero abile.

Ha messo in piedi una fitta rete di stazioni di cambio, ricavate da fattorie e vecchie fortificazioni, dove le sue carovane possono trovare acqua, cibo e cavalli freschi per poter ripartire in fretta e ridurre di quasi 1/3 i tempi di percorrenza rispetto alla concorrenza. Grazie ad una gestione oculata riesce anche a vendere servizi ad altri convogli garantendosi ulteriori guadagni.

Nessuno sa in  che modo è riuscito a mettere le mani su di un così gran numero di fattorie e luoghi utili, ma è noto che c’è riuscito in meno di due anni e per giunta ha guadagnato più della spesa iniziale già dal primo anno.

Men che meno è nota la sua vicinanza con la Confraternita, un’eufemismo per giunta nominato il meno possibile per descrivere una delle associazioni più pericolose, potenti e letali note. Infatti il suo principale ramo di affari è l’omicidio.

Le voci sul conto di Damien e della Confraternita sono abbondanti, almeno quanto le leggende su Halden e Colle Ondoso. Solo che nessun bardo si sognerebbe di narrarle: chi parla troppo sparisce senza lasciare traccia.

Lui tuttavia ha sempre dimostrato di essere al di sopra di ogni sospetto: riunioni con decine di testimoni, apparizioni in pubblico, partecipazione a eventi di ogni genere proprio mentre si verificava un omicidio… com’è che si dice? Ah, si: alibi di ferro, anzi di Mithril.

Rileggendo quanto ho scritto non si capisce bene il ruolo di Damien nella Confraternita: ne è il capo. Trattandosi di assassini, molti di essi sono devoti a Merat-Asua, divinità legata tanto alla vita che alla morte e al… passaggio dall’una all’altra.

Di certo i suoi metodi non sono ortodossi, come ben sanno Dorian Musìn e Luigi Scaldapentole che stava per diventare materiale per gli esperimenti di un necromante: se c’è da togliere di mezzo un problema Damien provvede e in modo definitivo. Come è accaduto per Sybil, la madre di Jon: divenuta troppo scomoda è misteriosamente scomparsa un anno dopo il divorzio, mentre si recava a Maor dai suoi parenti.

Se si osserva “alla moviola” la vita di Damien non si può non notare che all’ombra dei suoi successi, e di quelli dei suoi soci, amici e sodali vi siano una o più sparizioni (diciamo pure omicidi senza cadavere) che hanno dato un vigoroso impulso agli affari.

Dietro numerose morti, eccellenti o meno, c’è la longa manus di Damien e della Confraternita.

Al fine di mantenere una facciata rispettabile Damien consente ad alcuni avversari di rimanere in vita, che non si dica che lui elimina tutti i suoi avversari.

Altra nota caratteristica del nostro amico è la pratica, ora illegale, del commercio di schiavi.

Il rigetto del commercio degli schiavi da parte della repubblica di Kirezia, del Granducato di Meroikanev e dei Principati di Malichar è stata la più grande vittoria di Dorian Musìn… e ovviamente una pesantissima sconfitta politica ed economica per Damien, avvenuta circa 10 anni prima degli eventi narrati ne “Il tórto della tòrta”. Da allora l’anello di ferro ha dovuto operare nella clandestinità e il suo florido giro di affari si è più che dimezzato. Il colpo, per le fortune di Damien, è stato durissimo al punto che nel giro di un mese il suo patrimonio personale si è ridotto della metà.

Damien ha impiegato anni per riprendersi dalla mazzata, ma ci sta riuscendo. Ha dovuto riorganizzare la rete di ” approvigionamento” dell’anello di ferro e stringere nuove alleanze per la vendita del “materiale raccolto” senza  che si potesse risalire a lui.

Nonostante il colpo subìto è riuscito a rimettersi in piedi e a recuperare. La brutta sorpresa causata da suo figlio Jon (vedi il furfante derubato) ha riaperto la ferita subìta dieci anni prima e, allo stesso tempo, gli ha offerto la possibilità di togliersi una potenziale rogna dai piedi… come capirà chi leggerà “L’ombra scarlatta”.

Dieci anni per compiere una vendetta? Assolutamente no! Se avesse voluto farlo ci sarebbe riuscito molto prima. L’obiettivo di Damien è diventare Alfiere della Repubblica e poi Maestro del Concilio o Gran Maestro. A quel punto potrà prendersi le rivincite del caso. Non ultima ripristinare la schiavitù.

Dunque… bello, affascinante e carismatico, ricco, intelligente, assassino capo di una gilda di assassini, schiavista e col cuore più duro delle scaglie di un drago… non è esattamente cattivo, piuttosto è spietato. Tutto tenebre e nessuna luce? Oh sì, Damien sa brillare e sa essere amabile, simpatico e affabile. Chi pensa di conoscerlo lo difende a spada tratta: “assassino? Chi? Lui? Impossibile!” è la risposta che si riceve puntualmente e, inevitabilmente ci si domanda “ma allora è proprio malvagio?”

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2 Risposte a “Damien Ludrò”

    1. Si e ne ho conosciuti tanti così. Fighissimi in palestra, occupano il tapis-roulant per ore, alzano 100-120kg come niente… poi gli metti uno zaino in spalla di appena 15 kg e muoiono sul sentiero entro la prima ora di cammino.
      Motore superbo, grande cilindrata, ma serbatoio piccino picciò 🙂

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