Tharamys

Colle Ondoso

Flantius Mijosot, detto Colle Ondoso è stato uno dei più grandi maghi vissuti su Tharamys.

Altezza: 158cm

Peso: 95kg… se lo avevano chiamato Colle Ondoso ci sarà pure stato un motivo, no?

Forza: Con molto sforzo riesce ad impugnare il bastone e ad usarlo per lanciare incantesimi. Se deve spostarsi per più di un km e non ha un cavallo, usa la magia.

Intelligenza: smodata, possiede un QI degno di un nobel per la fisica.

Carisma: Sa rendersi simpatico, ma non a tutti e talvolta le sue battute ottengono, per risposta, una martellata.

Agilità: Agilità? Un bradipo con un’unghia incarnita sa essere più veloce. E agile.

Carattere: tranquillo, sicuro di se e incoraggiante. Ama vedere, nel suo prossimo, i lati positivi e pensa che a cercare bene esiste sempre qualcosa di buono. Talvolta, quando la situazione precipita, abbandona il suo essere tranquillo e prende decisioni un po’ avventate come sfidare un Nano.

Colle Ondoso è nato circa 500 anni prima dei fatti narrati ne “Il tòrto della tórta” (occhio agli accenti), tra le cose per cui è maggiormente ricordato: ha co-fondato Nadear durante lo scontro con l’esercito di Uruk, ha salvato Halden quando stava per essere ucciso da Uruk, ha ideato e (si dice) innalzato in una sola giornata le mura della città. Le mura flantiane, che proteggono Nadear da circa quattro secoli e mezzo, non sono mai state violate. La città sorge là dove un tempo sorgeva l’accampamento dell’esercito di Halden. Ai tempi di Halden Colle Ondoso era già attempato: le pozioni di longevità assunte nel corso degli anni ne avevano allungato notevolmente l’aspettativa di vita, abbastanza da dargli l’aspetto di un quarantenne brizzolato come appare nel monumento a lui dedicato a Nadear. Quello delle mura, in effetti, è stato un vero e proprio miracolo ingegneristico: tanto la progettazione di sistemi assolutamente all’avanguardia per l’epoca quali: i bastioni separati dalle mura, ma pure presidiati grazie a passaggi sotterranei, i cespugli di arbusto-arciere e le colonie di rose-vampiro che decimarono gli orchi ancor prima che potessero essere pericolosi per le mura. Le misure si rivelarono talmente efficaci che ancora oggi rose e arbusti sono mantenuti in ottima salute, se pure sotto stretto controllo: non fanno molta distinzione tra orchi e non orchi, ma solo tra cibo e non cibo.

Poteva un mago realizzare tutto questo in una giornata? Ovviamente no. Si tratta di invenzioni cantate, in senso proprio, dai bardi elfici alla fine degli scontri con l’esercito di Uruk. Ciò che fece in realtà il geniale (e un po’ incosciente) mago fu di sfidare il capitano Sarralga, il Nano alla guida del battaglione Krorennert (dal Nanico: Kro = Orco, Rennert = Separatore, locuzione divenuta poi d’uso comune nel descrivere l’attività del battaglione: separare gli Orchi dalle varie parti del loro corpo), a realizzare un muro al posto del terrapieno su cui impalare gli elfi allo scopo di spaventare gli orchi con le loro urla strazianti. Al che Sarralga gli rispose che “per realizzare un muretto adatto a fermare quattro orchi in croce sarebbe bastata al massimo una settimana per i Krorennert”, mentre ribadiva il concetto con l’azza. L’azza, normalmente, è un arma detta “inastata” cioé montata su un’asta che consenta ad un fante di colpire un cavaliere in armatura. L’Azza Nanica è una via di mezzo tra un martello, una picca e un piccone. Ha una parte battente costituita da un colletto puntuto, un brocco (la parte sommitale) pure puntuto di forma conica o piramidale spesso realizzato in diamante o in cristalli di myhtril, un dente a forma d’ascia, ma ruotata di 90° (somiglia ad una zappa, per certi versi) e un battente massiccio opposto al dente di pari peso. A volte in fondo al manico vi è uno sperone usato come arma anti-fanteria… non scendo nei dettagli, in questo caso, ma dico: poveri cavalli.

Perché ho descritto l’Azza? Perché Sarralga calò la propria contro la testa di Colle Ondoso, al fine di far entrare la sua spiegazione nel modo più diretto possibile. Colle Ondoso era un umano scaltro assai e si era preparato a dovere per quell’evenienza, predisponendo numerosi incantesimi di “campo di forza multidimensionale”. Multidimensionale perché ben sapendo che le armi naniche spesso si estendono anche lungo le dimensioni contigue e una normale barriera avrebbe potuto non essere sufficientemente efficace. E numerosi, perché nel corso della settimana Sarralga tentò più volte di ribadire il concetto. Ciò che Colle Ondoso non poté in alcun modo evitare fu la rissa nanica di festeggiamento che seguì la costruzione delle mura, ma a parte un paio di costole incrinate, una mandibola leggermente rientrata e qualche livido riuscì a tenere la testa sempre al suo posto (e integra).

A seguito della costruzione che comunque ebbe del leggendario i bardi elfici, che proprio non riuscivano a trovare Sarralga Simpatico, diedero il meglio del meglio nel cantare le gesta di Halden che divenne “Lancia-degli-Dei” e Flantius Mijosot, divenuto Colle Ondoso: colui che edificò le mura di Nadear in un giorno.

Conclusa la guerra contro gli orchi di Uruk, Flantius costruì una dimora (una comoda villa dotata di una piccola torre da osservazione) sulle colline a sud di Nadear, dove ha vissuto per dieci anni. Anni dedicati perlopiù alla stesura di numerosi libri di magia, ad effettuare esperimenti e svolgere numerose ricerche. Il cruccio più grande di Flantius era ritrovare il suo maestro, un mago di nome Yor Kovich, scomparso quando lui era uno studente alle prime armi. Di fatto Yor è più di una leggenda: è il padrone di casa, il mio personaggio preferito, quello che mi ha accompagnato dal 1984 fino al 2010, quando ho voluto lasciare i giochi di ruolo per cominciare a vivere le avventure dal vivo (N.d.A.). Di Yor si parlerà in modo dettagliato nel quarto racconto, ancora da pubblicare, ma ampiamente scritto mentre stai leggendo queste righe. Nell’articolo a lui dedicato ci saranno altri dettagli. E’ pure vero che Yor è legato alla storia di Malichar, prima di tutto e questa storia verrà fuori molto più avanti… più o meno.

Insieme a Flantius presso la torre sulle colline a sud della “neonata” Nadear, si erano stabiliti i suoi compagni d’avventura: Tharon di Nuln un guerriero tanto letale quanto simpatico, Robaln Steinherz un nano rinnegato e Lantharas un elfo dal carattere cupo e tenebroso, ma leale e onesto nei confronti dei suoi compagni. Assieme a loro c’era già Qar l’elementale dell’aria che all’epoca era libero di entrare ed uscire dal bastone di Colle Ondoso a piacimento. Di tanto in tanto Flantius ed i suoi compagni lasciavano la tenuta per intraprendere una ricerca di qualche tipo: anche se Tharon cominciava ad accusare gli acciacchi dell’età le pozioni di longevità di Flantius gli permettevano di essere ancora estremamente letale in combattimento, la sua esperienza era ampiamente in grado di compensare le mancanze dovute all’età. Per gli altri membri del gruppo i dieci anni trascorsi tra le, finalmente, pacifiche colline di Nadear erano volati come un battito di ciglia.

Fu durante una di queste spedizioni che Colle Ondoso svanì nel nulla insieme ai suoi compagni, o meglio: sappiamo che lo zaino, Qar ed il suo bastone sono giunti a destinazione, ma in condizioni piuttosto critiche. L’unico testimone della triste vicenda è Qar che però, dopo quattro secoli trascorsi rinchiuso nel bastone, è rimasto un po’… toccato dall’esperienza.

Tant’è che invece di entrare in contatto con Conrad direttamente, preferisce agire per vie traverse al fine di non alterare (troppo) le probabilità di incontrare di nuovo il suo padrone.

Nel corso dei secoli la tenuta è caduta in abbandono, la fastosa villa è crollata quasi completamente e della torre è rimasto solo il muro perimetrale del piano terra. Solo il sotterraneo, progettato e realizzato da Robaln insieme al focolare che nascondeva il passaggio per accedervi, resistette e resiste ancora all’usura del tempo. Quattrocento anni più tardi il giovane Tonio Musìn, il bisnonno di Conrad, decise di stabilirsi da quelle parti: le terre vicino al lago Levot erano ormai tutte occupate, ma da li si poteva godere di una vista superba sul lago e sui boschi. Inoltre la presenza di antiche mura gli permise di risparmiare un po’ sui materiali da costruzione. La’ dove trovò il focolare perfettamente conservato e la roccia cui sembrava appoggiato, costruì la cucina della sua nuova casa. Tutto intorno vi realizzò il nucleo originario di quella che sarebbe diventata la Fattoria Musìn.

Di Colle Ondoso è rimasto solo il ricordo delle sue gesta ai tempi della guerra contro Uruk.

E il suo zaino.

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