Tharamys

IoScrittore – Ora che abbiamo un vincitore…

Ecco il “penultimo” vale a dire il mio personale secondo classificato… e incidentalmente è anche uno dei 10 superfinalisti del torneo  Io Scrittore.

Trama : 9; Personaggi: 8; Originalità: 8; Grammatica: 10
Genere: ng
Indizio: Scappo dalla vita.

Trama: lui si ritrova solo, abbandonato da lei, pieno di rimorsi e di rimpianti. Perché? Man mano che la trama svela i protagonisti di questa storia il mistero si infittisce e assume toni che, be’, sfiorano persino il thriller, ma in questo romanzo non c’è da impaurirsi se non per i mostri che si potrebbe scoprire di aver dietro. Il romanzo introspettivo, di solito, è una noia letale come mi ricorda ogni volta Adso da Melk e i suoi indigeribili polpettoni filosofici che, a intervalli regolari come la morte, funestano la lettura di quell’incauto che apre “il Nome della Rosa” pensando di avere a che fare con un corposo thriller medioevale, complice la superba pellicola interpretata da Sean Connery.  Ecco, qui l’introspezione è il faro che guida il protagonista e il lettore nel dipanare il mistero che si cela dietro una scomparsa. Da leggere fino in fondo e anche più volte perché una volta noti i dettagli più sfuggenti la storia diventa ancora più bella. Se non ho messo 10 alla trama è perché odio le storie introspettive, mi procurano l’orticaria. Però si tratta dei miei gusti e proprio non potevo mettere di meno: cliffhanger, colpi di scena, ritmo, ogni elemento della narrazione è ben sfruttato per tenere alto l’interesse e far dire la fatidica frase “leggo ancora questa pagina, poi chiudo”.

Personaggi

Non ho molto da dire al riguardo. I due protagonisti sono caratterizzati a dovere: basta leggere una frase per capire a chi ci si sta riferendo. I personaggi di contorno sono meno definiti e, a parte uno, di tutti gli altri non ricordo granché. Funzionano, ma forse avrei speso qualche minuto per definire meglio qualche altro dettaglio.

Originalità

Lui si ritrova solo dopo una bella e felice (apparentemente) vita di coppia, senza un perché, senza altra spiegazione di una solitudine apparentemente immotivata. Il grosso della spiegazione arriva a 2/3 del libro con una rivelazione simile a un deus ex machina, ma a differenza di quest’ultimo non rompe i cabbasisi e, anzi, va perfettamente a incastrarsi nella narrazione lasciando poi al protagonista tutto il lavoro di recupero. Non nego che di fronte “alla tazzina da caffé” (stupendo esempio di planting ben sfruttato) avrei preferito un finale più a tarallucci e vino, ma anche così ci sta alla grande.

Grammatica

Mai 10 fu più meritato. Mettere 10 a un libro perché scritto bene, ma la storia ti ha lasciato l’amaro in bocca perché scialba/inconcludente/incomprensibile/meh è una cosa. Mettere un 10 a un libro del genere mi fa sentire bene. Scrittura perfetta, testo che potrebbe essere preso e pubblicato così com’è, non vedo l’ora che esca il libro per comprarlo e farne una recensione coi fiocchi. Ben Fatto, davvero ben fatto.

Conclusione

Non mi era mai capitato un romanzo “Mainstream” così coinvolgente e interessante, o meglio, un romanzo dove l’introspezione gioca un ruolo così importante e pure non annoia né provoca repulsione, anzi, induce quel piacevole senso di aspettativa che si prova nell’affrontare una nuova pagina di un romanzo appassionante, ma di ben altri generi. Bella prova davvero.

PS: leggo ora che il vincitore di IO Scrittore di quest’anno è un Fantasy. Che sia buono davvero o no, intendo leggerlo e recensirlo su queste pagine.
Ci sarà da divertirsi.

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