Tharamys

Io Scrittore – 10 Vincitori e…

 

Dieci romanzi per me

Posson bastareeee! Dieci romanzi per me, voglio dimenticare
Frasi sconnesse da valutare
Pagine vuote sulle quali morire
Oh ohoh
Dieci romanzi così,
da valutare ogni dì….

Va be’, lasciamo stare Battisti che i testi sapeva scriverli bene e pensiamo che almeno uno dei 10 finalisti era bravino, ma non bravissimo. Un altro ha scritto un testo molto valido e per i restanti otto, tra quelli che ho valutato, spero che ricevano una richiesta di contatto da qualche casa editrice se davvero meritano. Il beneficio del dubbio rimane. Dei primi dieci romanzi ricevuti in valutazione ce ne erano almeno due che meritavano di passare tra i trecento e sono stati ignorati. Dei successivi trecento posso dire che, mediamente la qualità dei lavori era alta e dei dieci vincitori ho avuto la fortuna di valutare ben due opere che poi sono giunte in finale. Come promesso ora parlerò dei giudizi rilasciati alle dieci opere che ho ricevuto in valutazione, ovviamente prive dei tratti che possano spoilerare qualcosa di troppo.

Il pellegrinaggio più noto del mondo

Ciò che spezza molti pellegrini è il valico dei passi di montagna: il meteo è ballerino e spesso si piglia l’acqua, specie in primavera e in autunno. Ovviamente fa freddo e il passo di <omissis>  è a più di 1000 metri sopra il livello del mare, non di rado nevica pure in primavera. Insomma occorre essere preparati. Se poi invece della strada si affronta il sentiero per “tagliare” e risparmiare un po’ di chilometri è indispensabile avere, oltre a un buon allenamento, anche buone scarpe e attrezzatura adeguata. Come dico sempre: non esistono montagne assassine, ma di persone stupide ce ne è in abbondanza. Se quello che l’autrice, o autore del romanzo in questione, ha raccontato è vero molta gente è viva per miracolo. Oppure ha un pelino esagerato nel raccontare le difficoltà del primo giorno di viaggio.

La mia votazione

Il mio giudizio si è basato tanto sulla qualità letteraria del testo, che sulla mie oggettive competenze in materia di trekking, sopravvivenza e conoscenza dell’ambiente montano. Pratico trekking dal 1989, ho alle spalle esperienza su centinaia di sentieri percorsi su e giù per il mondo dal Canada Orientale alla Nuova Zelanda e attualmente vivo tra le dolomiti di Brenta. Direi che una cosetta o due riguardo il modo in cui il cammino è stato raccontato, fin dove è arrivato, posso dirle.

Trama: 4, Personaggi: 5,  Originalità: 4, Grammatica: 5
Genere: viaggio
Indizio: Il cammino di Santiago

Capisco che questo coso è finito tra i trecento perché i primi 20-30mila caratteri, quelli dell’incipit inviato a Io Scrittore, sono curati e centrati sul punto di vista della protagonista, ma poi è una tragedia e non in senso greco. 

La storia

La trama è sfilacciata: qui abbiamo una sorta di diario di viaggio, raccontato giorno per giorno, ma in modo molto didascalico. Sembra cominciare in prima persona, ma poi il punto di vista passa ad altri personaggi di cui il narratore è in grado di raccontare anche i pensieri. Talvolta il cambio avviene anche in mezzo a un capitolo e, perché no? Anche senza un minimo stacco tra un punto di vista e l’altro. Capire cosa sta succedendo diventa complicato. Nella sinossi leggo che si tratta di un viaggio interiore, ma di quali problemi abbia la protagonista, anzi: da quali conflitti sia dilaniata non se ne hatraccia se non verso il finale. Già: scopo di questa storia è raccontare la scoperta di un conflitto, tant’è che uno dei personaggi dirà alla protagonista proprio questo e con una frase che racchiude il titolo. Non dirò questa frase, ma suona come “Caro Ulisse, quello che hai appena passato è solo l’inizio di 20 anni di rogne attraverso il Mediterraneo, perciò… ora sono chezzi tuoi” firmato Poseidone.

Maporcapupazza

Che in Occitano significa “Quanto è bello il cammino di Xxxxxxxx”. Sì, hai letto bene. 273mila battute per raccontare male quello che di fatto è l’incipit di una storia. Magari in testa all’autrice o autore c’era una trilogia. Sì, ma a me è arrivata una storia senza sugo. Se dovessi applicare il modello del “viaggio dell’eroe” qui mi ritrovo con una storia senza climax e quando finalmente si delinea il conflitto interiore il libro finisce. Se fosse stato cartaceo avrei defenestrato il testo.

Il Giudizio (quel che ho inviato al concorso)

Mannaggia che spreco. Non posso che bocciare tutto senza speranza. Ho davanti un libro di un genere che non amo, che parla di un argomento a me ben noto (faccio trekking da quando andavo al liceo, oltre 30 anni fa) e racconta di errori grossolani che potrebbero costare la vita: tipo intraprendere un sentiero di montagna sotto la tempesta.

Manca il setup del mondo narrativo che viene dato “per scontato” ovvero: si da per scontato che si possa camminare per decine di chilometri senza allenamento e il giorno dopo fare altrettanto solo “essendo molto stanchi”. No, guarda: è il contrario. Se fai una passeggiatina di 10 km (5 all’andata e 5 al ritorno) su sterrato ma non sei allenato, il giorno dopo hai le gambe piene di acido lattico (e non ti muovi se non con le movenze di un 90enne con l’artrosi). I piedi non puzzano di “cipolla” e un rifugio pieno di piedi non lavati ha un tanfo che vira dal grana andato a male alla “Grotta a Taleggio”, le cipolle al confronto sembrano un prato fiorito. Tant’è che in tutti i rifugi gestiti (questo include anche ostelli e altri ricoveri simili) vi è la regola (spesso scritta) di lasciare le calzature nelle rastrelliere fuori del rifugio. Spesso vi è uno spazio apposito così da non ritrovare le scarpe congelate il giorno dopo. Nei rifugi appenninici, che spesso sono 4 mura (o anche meno) con una porta messa male in arnese, si decide di comune accordo se tenere o no le scarpe fuori sempre per ragioni “organolettiche”.

Il romanzo inizia in prima persona, poi arriva un flashback su un personaggio secondario e per giunta al… presente? Che poi vira al passato remoto. Capisco che leggendo solo l’incipit e beccando qualcun altro, tra i recensori, che ha fatto il Cammino di Santiago il voto alto ci sta. Di fronte a ‘sto sfacelo però devo dire “No”. Magari i personaggi hanno anche una grande forza, ma sono raccontati in modo da far pensare “ma che stupidi? Si potevano ammazzare!”. L’unica cosa positiva è che, proprio perché nonostante tutte le avventure vissute in quei 12 giorni la protagonista non cambia <uno dei personaggi> gli segnala che la sua “personale odissea” è appena iniziata… proprio alla fine del libro.

Dal punto di vista ortografico e grammaticale, come ho segnalato, la consecutio temporum pare un optional invece di essere uno dei pilastri della grammatica. Inoltre ci sono d eufoniche scorrette, dialoghi introdotti da un originale, quanto errato, trattino variabile (ora lungo, ora breve, ora medio) che aggrava le già difficili condizioni di lettura. Nel complesso ho davanti una storia non originale, con personaggi che ricordano i prigioni di Michelangelo, ma privi di quella vis che l’artista aveva saputo intrappolare nella materia in cui li ha lascati incarcerati per l’eternità, e con una trama di difficile comprensione a causa dei continui salti di PoV e degli errori di cui sopra. Ora ti dovrebbe essere chiaro perché la media è tanto bassa. Spero ti sia utile.

Oltre il giudizio: i personaggi.

Piatti. Il fatto che il narratore fosse onniscente e saltellasse su tempi e modi verbali come Willy il Coyote faceva coi dirupi in cui regolarmente precipitava, mi ha reso la vita difficile per comprenderne tratti e caratteristiche. Tutti presentati con una sorta di “carta di identità” per cui mi giungevano prima le caratteristiche fisiche e poi i giudizi dell’autore su quelli che dovevano essere gli elementi della personalità, non ho avuto modo di conoscerli davvero. A partire dalla scheda del personaggio, o almeno dal canovaccio che lo riguarda (che sia stato scritto o soltanto ben chiaro in mente), un bravo autore mostra cosa fa e come si muove in coerenza con quel che ha in testa o scritto da qualche parte. Questa parte è assente e il risultato è stato un nutrito gruppo di persone all’apparenza tutte diverse e pure che sembrava aver vissuto assieme alla protagonista per almeno una decina d’anni tanto si somigliavano nei modi di parlare, di vedere, di reagire alle situazioni. Se uniamo questa cosa ai salti di PoV repentini… quanto è stato difficile per me capire “chi” era che diceva “cosa”?

In conclusione

Ho valutato, in fase eliminatoria, storie migliori, e leggerne una simile… mi ha rattristato perché molti autori eliminati avrebbero meritato di essere qui nei 300 al posto di questo arnese che proprio non riesco a chiamare romanzo.

/ 5
Grazie per aver votato!