Tharamys

E non scrivo solo testi.

Sì, i racconti sono uno spasso, i romanzi quando li vedo uscire e magari comparire in libreria mi danno tanta gioia, ma c’è una cosetta che mi rende ancora più felice. Ora ve la presento…

Eh sì, è proprio quello che sembra. Non sarò Mozart, ma una cosetta o due su come si mettono insieme le note la so. E ogni tanto mi esce qualcosa di ascoltabile che finisce a fare da colonna sonora per un booktrailer. Del resto se dovessi pagare qualcuno per comporre la musica, bene che vada spenderei una 50ina di euro, tra tasse e diritti e potrei usare la melodia solo per UN booktrailer.

Questa musica invece è tutta mia. Scriverla ha richiesto alcuni giorni, ma solo dopo che avevo ben chiaro in testa linea melodica, linea del Basso, pattern ritmico e accordi. Sul ritmo base è stato facile: una roba tipo DU, un, un, uKA che se lo ripeti DU, un, un, uKA, DU, un, un, uKA, DU, un, un, uKA si vede bene nell’ultimo rigo della partitura. Sempre quello, sempre uguale, può andar bene con una samba, una salsa o qualche altro bel ritmo latino eseguito un po’ veloce (T=220). Poi su questa sorta di pulsazione di base ho cominciato a costruire la base ritmica vera e propria mentre mi trovavo a lavare i piatti. Il bordo del lavello d’acciaio è un tom perfetto, mentre piatti e pentole… che ve lo dico a fare? Però è stata dura lo stesso. Trasferire quella roba nei pattern dell’arrangiatore ha richiesto tempo. Come arrangiatore uso Band in A Box, versione 2.0 che sarà anche vecchia, obsoleta e quello che vi pare (ormai siamo alla versione… boh? 2020 credo), ma è portabile (se ne sta su una chiavetta USB e non mi intasa il registro di configurazione). La cosa utile di BB è che ha un’interfaccia semplice per comporre i ritmi.

Per il resto delle parti BB è un po’ più ostico, ma a quel punto è entrato in azione MuseScore 3.0, il programma che uso per scrivere la musica. Sarebbe il “Finale dei Povery”, un programmone open source figherrimo, gratuito e che in teoria è buono quanto Finale… per chi non è molto addentro: Finale sta alla musica come Microsoft Office sta all’automazione per ufficio. Gran cosa la teoria. Ogni tanto mi fa qualche porcata come la chiave di basso che compare nella parte del sintetizzatore e che proprio non doveva esserci, ma poi il LA che c’è in battuta sarebbe andato a “sbattere” sulla parte della batteria e allora… sob. Devo tenermelo così o modificare lo stile di presentazione delle note con effetti che potrebbero peggiorare ancora di più la lettura.  Però Finale costa 686€, MuseScore 3.0 è gratis… fate voi. Per chi fosse interessato: Band in a Box ha un costo relativamente più contenuto e si aggira intorno ai 130€ per la versione base (che è più che sufficiente per la maggior parte delle esigenze). Poi di anno in anno escono nuovi aggiornamenti e offerte che per cifre tutto sommato modeste permettono di tenere aggiornato il software… e insomma mi sa che prima o poi farò l’acquisto.

Le immagini che vedete qui sono le prime 8 battute (ce ne sono 68 in totale) con il rif iniziale. Dopo il pattern ritmico ho messo il tappeto ovvero una specie di archi (Program Change 52 sulla tabella Gnìeneral Midi) più o meno accettabile e fissato gli accordi una volta per tutte. Per far questo ho preso la chitarra e fischiettato la melodia che ormai avevo più chiara in testa dei miei racconti. L’ho anche registrata in wav per essere sicuro di non perdermela. Non avete idea di come cambi  forma la melodia attorno al pattern degli accordi… è meno docile di un mustang con la luna girata. Però ecco, la chitarra è una specie di condotta forzata, accompagnata da un metronomo (di quelli a molla, niente robaccia sullo smartphone che ti inonda di pubblicità) e tra il “TAC” che fa da guida temporale e i tasti della chitarra che invece costringono la corteccia motoria (e quindi tutto il resto del cervello) a seguire delle regole precise sono riuscito a domare la bestiola e a farla suonare come dicevo io. La tonalità “LA-” è uscita perché è quella più facile… almeno sulla carta. Poi ci sono voluti un po’ di # in chiave, ma nulla di trascendentale. Il pattern degli archi è facile: son tre note simultanee, con una quarta per le sfumature. Meno facile è stato il piano, ma per quello ho “copiato” da un ritmo esistente ed è andato benissimo (una Salsa, ma samba e salsa hanno pattern compatibili tra loro, alla fine della fiera la samba fa du, un un, du… semplicemente invece di un quarto a fine battuta ha 1/8 …’na croma insomma e quella pausa da un ottavo che c’è sull’ultimo quarto del mio pattern si incastra perfettamente. E poi mi piaceva da matti la scala discendente cromatica che avevo trovato.

Ok, si capisce pochino ma suona bene. Dovrei imparare a scrivere della musica più leggibile, ma a me interessa che suoni… se qualcuno si vuol sbattere a formattare lo spartito (e magari possiede una licenza di Finale) prego, si accomodi. Io mi accontento del risultato finale, visualizzato anche a coda di gatto con un programma open source, ma che le note vengano eseguite quando dico io.

Ed ecco il risultato di tanto sudore. La storia di Prossimo Leoni, vale a dire il mio alter ego presso il Liceo Scientifico Giacomo Leopardi a Monteverde (RM) e che… be’, ha venduto ben quattro dico quattro copie in croce e che ha un ritmo che ben si addice alla melodia che mi è uscita fischiettando mentre lavavo i piatti.
Va be’, magari andrà meglio prima o poi.
Sono ottimista: spero sempre prima.

Ah, casomai vi interessasse il libro…
https://www.amazon.it/dp/B08B35TNLT/

c’è anche in versione kindle
https://www.amazon.it/dp/B08B1NMNY3/

che così risparmiate.

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.